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domenica 8 agosto 2010

Psicologia: le nostre trappole


  • Rimanete ripetutamente coinvolti in relazioni con persone che si mostrano fredde nei vostri confronti? Pensate che nemmeno le persone più care vi vogliano bene o vi capiscano a sufficienza?
  • Vi sembra che in voi ci sia qualcosa di sbagliato, che nessuno potrebbe mai amarvi e accettarvi se vi conoscesse veramente?
  • Anteponete i bisogni degli altri ai vostri al punto che le vostre esigenze non vengono mai soddisfatte e che non sapete neppure quali esse siano realmente?
  • Temete che possa capitarvi qualcosa di brutto, e persino un lieve mal di gola scatena in voi il terrore di una malattia più seria?
  • Vi accorgete che, a dispetto dell'approvazione sociale e del consenso generale, continuate a sentirvi infelici, non realizzati o immeritevoli?
Definiamo problemi come questi trappole.(...)
Una trappola è un modello che ha origine durante l'infanzia e influisce su tutto il resto della vita. Una trappola ha inizio con qualcosa che ci viene fatto dalla nostra famiglia o da altri bambini; può trattarsi dell'abbandono da parte di un genitore, di critiche continue, di un atteggiamento iperprotettivo nei nostri confronti oppure abusi, di mancanza di amore, di emarginazione: in un modo o nell'altro subiamo un danno nel corso della nostra infanzia. La trappola, tuttavia, finisce per diventare parte di noi. Molto tempo dopo aver lasciato la casa in cui siamo cresciuti, continuiamo a creare situazioni in cui veniamo trattati male, ignorati, mortificati o dominati dagli altri, e nelle quali non riusciamo a raggiungere gli obiettivi cui teniamo maggiormente.
Le trappole determinano il nostro modo di pensare, di sentire, di agire e di entrare in relazione con gli altri. Suscitano sentimenti intensi di rabbia, tristezza e ansia. Anche quando sembra che abbiamo tutto ciò che è possibile desiderare - uno status sociale elevato, un matrimonio perfetto, il rispetto delle persone che ci stanno vicino, il successo professionale - siamo spesso incapaci di goderci la vita o di credere nei risultati che abbiamo raggiunto.(...)

La terapia delle trappole si è sviluppata a partire da un approccio noto come terapia cognitiva, elaborato da Aaron Beck negli anni Sessanta.(...)
Secondo la premessa fondamentale della terapia cognitiva, il modo in cui pensiamo agli eventi nella nostra vita (cognizioni) determina il nostro modo di sentire nei confronti di questi stessi eventi (emozionali). Le persone con disturbi emotivi tendono a distorcere la realtà. Le trappole ci portano a interpretare determinati tipi di situazioni in modo inesatto: attivano i nostri "pulsanti" cognitivi.
I terapeuti cognitivi ritengono che sia possibile aiutare i pazienti a sentirsi meglio insegnando loro a elaborare interpretazioni più precise delle situazioni.(...)
...Beck ci propone di esaminare i nostri pensieri in modo logico. Dovremmo domandarci, quando veniamo assaliti da un senso di malessere, se forse non stiamo esagerando la portata di un evento, se non stiamo sbagliando nel riferire a noi stessi un fatto di carattere generale (personalizzazione) o se non stiamo facendo del catastrofismo.
Il nostro modo di pensare è realmente giustificato?
Non è possibile guardare la situazione da un altro punto di vista?(...)
La terapia cognitiva si è guadagnata un diffuso apprezzamento. La sua efficacia con disturbi come l'ansia e la depressione è comprovata da un nutrito e crescente numero di ricerche. Si tratta di un approccio attivo che insegna ai pazienti a controllare il proprio umore controllando i propri pensieri.
Generalmente i terapeuti cognitivisti abbinano ai metodi cognitivi una serie di tecniche comportamentali, ideate per insegnare ai pazienti abilità pratiche che potrebbero non aver mai appreso come il rilassamento, l'assertività, la gestione dell'ansia, la soluzione di problemi, la gestione del tempo e le abilità sociali.
Tuttavia, nel corso degli anni abbiamo notato che i metodi cognitivi e comportamentali, per quanto preziosi, non sono sufficienti per cambiare schemi che hanno origine nelle prime fasi della vita.
Per questo motivo abbiamo elaborato l'approccio basato sulle trappole, che unisce ai metodi cognitivi e comportamentali tecniche psicoanalitiche ed esperienzali.

Come abbiamo già detto, una trappola è un modello o tema che ha origine nell'infanzia e si ripete nel corso di tutta la vita.(...)
Il risultato finale è che, da adulti, riusciamo a ricreare le condizioni della nostra infanzia che ci hanno fatto più male. La trappola è autodistruttiva.(...)
I pazienti vengono attratti verso situazioni che fanno scattare le loro trappole come falene verso le fonti di luce. La trappola danneggia il senso di , la salute, le relazioni con gli altri, l'attività professionale, la felicità, l'umore: non risparmia nessun aspetto della nostra vita.
La trappola lotta con tutte le sue forze per sopravvivere. Sentiamo una spinta forte a mantenerla in vita; questo fa parte dell'impulso umano verso la coerenza: la trappola rappresenta ciò che conosciamo e sebbene provochi dolore, è qualcosa di familiare e rassicurante e per questo motivo è molto difficile da cambiare.
Inoltre le trappole si sono sviluppate nel corso della nostra infanzia solitamente come forme appropriate di adattamento alla famiglia nella quale vivevamo. Esse rappresentavano, quindi, modelli realistici quando eravamo bambini: il problema è che continuiamo a ripeterli anche quando non hanno più ragione di esistere.

Da "Reinventa la tua vita" - Jeffrey E. Young & Janet S. Klosko

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