>

domenica 3 ottobre 2010

Insonnia ed energia personale

insonnia
Ognuno di noi ha in dote un tipo particolare di energia. Una forza personalissima che ci scorre dentro, che ci anima. Quando questa forza può fluire liberamente ci dà la sensazione di esprimerci per come siamo, di vivere e godere sino in fondo l'opportunità che abbiamo a disposizione. Viceversa, se questo non accade, quando la nostra esistenza non lascia spazio a ciò che siamo intimamente, succede che questa dotazione di "energia personale" viene consumata poco o nulla. Che senso avrebbe dormire allora quando la nostra vita non l'abbiamo ancora vissuta? L'insonnia è tutto un problema di energia non spesa. Abbiamo bisogno di "consumarci" sino in fondo, altrimenti non c'è ricarica. Guardate come crollano nel sonno i bambini dopo una giornata di gioco forsennato.
In quelle occasioni hanno dato veramente tutto. E l'hanno fatto senza maschere nè comportamenti artefatti. Sono autentici e così facendo, hanno consumato sino in fondo l'energia di cui sono dotati. Noi tante volte corriamo 24 ore su 24, ci stressiamo, arriviamo a sera distrutti... ma non permettiamo a quel "quid" energetico di circolare.

E allora qualcosa dentro di noi ci dice: "Ma di che cosa dovresti riposarti se non hai fatto niente di quel che dovevi fare? Se non hai sviluppato per nulla il tuo destino? Se ti impigrisci in un ruolo che non è il tuo? Adesso stai sveglio, medita sui tuoi limiti e cerca di combinar qualcosa almeno ora!". E così di notte cerchiamo di recuperare il tempo perduto.

Il sonno è una funzione indispensabile del Sistema Nervoso Centrale, che coinvolge componenti neurofisiologiche e neurochimiche e che dipende anche da fattori culturali, psicologici e ambientali. Esistono diverse ipotesi (adattiva, energetica, elaborativa...) su quale sia il vero significato del sonno, pur se nessuna teoria è attualmente in grado di spiegare in maniera esauriente "perchè dormiamo". Quel che sappiamo è che ci addormentiamo quando i meccanismi neurologici del sonno prendono il sopravvento sullo stato di veglia.
Anzitutto entra in gioco l'attività di due ormoni: melatonina e prolattina. Il primo agisce come un interruttore del ciclo sonno-veglia: aumenta di livello quando si fa buio. Il secondo regola il tono dell'umore, favorendo l'abbandono e inducendo torpore. Mentre dormiamo alcune zone del cervello si attivano: i nuclei del rafe, situati all'interno del mesencefalo, sono responsabili dell'inibizione dell'attività motoria durante le fasi REM, mentre una seconda zona, detta delle vie gabaergiche, inibisce l'eccitazione neuronale. Il buio e l'abbassamento della temperatura corporea, infine, sono da considerarsi i fattori esterni principali che favoriscono l'addormentamento.
(...)
Occhi aperti sul buio, pensieri che si affacciano, si aggrovigliano nella nostra mente, il corpo che non trova pace: perchè il sonno non viene? Eppure ci siamo lasciati alle spalle una giornata faticosa, infarcita di impegni, di incontri, di progetti... o, per lo meno, così ci è sembrato. Sì, è stata una giornata intensa, però non dormiamo, proprio come ci succede spesso, ultimamente. Perchè la coscienza non si azzera e ci lascia sprofondare nel sonno?

Ripercorriamo il film delle nostre giornate e proviamo a riflettere sul senso delle operazioni che abbiamo compiuto. Forse la realtà è che non abbiamo realmente vissuto, ma abbiamo semplicemente indossato i panni del personaggio che vogliamo interpretare. Siamo stati tutto il giorno "quel" personaggio. C'è qualcosa dentro di noi che non vuole addormentarsi, perchè vuole vivere per davvero, reclama il diritto di esistere. Quella parte di noi che è stata a guardarci "far finta" di vivere è riposatissima e ora esige un tempo per sè.

E' vero, siamo stanchissimi, sfiniti per tutte le cose inutili di cui abbiamo riempito la nostra mente. Abbiamo corso, venduto, comprato cento cose, abbiamo parlato per ore di argomenti superficiali. Siamo stati sommersi di inutili messaggi differenti: radio, tv, giornali, cellulari. Ed ora siamo qui nel letto stremati, ma con l'amaro in bocca, con un gran senso di frustrazione. Il nostro universo interiore è ancora ricco di energia, vorrebbe vivere ancora. Noi siamo sfiniti di stupidaggini, lui ha fame di esperienze importanti.

Se, durante il giorno, la nostra parte creativa è stata messa al bando dagli impegno del lavoro e della famiglia; se non siamo riusciti a ritagliarci neppure un piccolo istante in cui produrre qualcosa di appagante, in cui creare, la nostra anima si ribella al sonno, perchè vuole agire. Se noi non ci ricordiamo quanto sia importante essere creativi, lei si ritaglia almeno la notte per soddisfare questo suo bisogno.

Quando ci caliamo in uno stato meditativo, i confini del nostro Io sfumano e la nostra coscienza si allarga su spazi di immagini e sensazioni infiniti. Solo restando fermi, nel buio e nel silenzio, in uno stato simil-estatico, ci sentiamo colmare di calma e di serenità. Se nella nostra vita non c'è tempo per questi attimi, ecco che arriva l'insonnia, a chiederci di crearne le condizioni almeno di notte.
(...)
Anche solo un cambio di situazione o la semplice presenza di un'eccezione nelle nostre abitudini (dormire in albergo, a casa di amici, oppure andare a letto a un orario diverso dal solito) può essere di per sè sufficiente a scatenare l'insonnia. Come pure un'eccessiva stanchezza o una situazione di tensione muscolare, che non consente un rilassamento sufficiente. Ma più spesso chi soffre di insonnia ha atteggiamenti psicofisici specifici che parlano di una difficoltà a incontrare la notte, la passività, il sonno. Il bisogno di controllare ogni accadimento nel timore di venire sopraffatti da quanto di "buio" e misterioso è dentro di noi, il mondo degli istinti. Oppure il tentativo di sfuggire a quella sorte di "piccola morte" che il sonno rappresenta. O, ancora, la necessità di prolungare la veglia per far fronte all'insoddisfazione che caratterizza negativamente la nostra vita diurna.
(...)
Da quasi 50 anni i sonniferi sono tra i farmaci più venduti nel mondo, e tuttavia l'insonnia continua ad aumentare. Segno visibile che nella maggior parte dei casi non sono la terapia più indicata. Anzi, in vario modo contribuiscono alla cronicizzazione collettiva e individuale di un sintomo che, alla lunga, può produrre patologie anche molto serie.
I sonniferi inducono il sonno e, mantenendolo per diverse ore, impediscono risvegli notturni o precoci, ma il cervello così artificialmente guidato non riesce a raggiungere le fasi più profonde, nelle quali si rigenera completamente e ridistribuisce le energie. Quello indotto è dunque un sonno più superficiale, che alla lunga produrrà ancora più stanchezza e affaticamento.
(...)
L'insonnia è spesso espressione di uno stato d'ansia. E se c'è l'ansia c'è un motivo. Tappare il sintomo significa scappare dalla soluzione vera, impedendo così l'incontro con il proprio disagio, la crisi e la possibilità di crescita e trasformazione sia intima, sia della realtà circostante.

Da "Riza psicosomatica n° 261"

Libri sull'insonnia acquistabili qui