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mercoledì 24 novembre 2010

La PNL e la profezia autoavverantesi


La PNL nasce a metà degli anni '70 in America grazie agli studi interdisciplinari di Richard Bandler e John Grinder sulla linguistica, la psicologia e la cibernetica. Opera sulla persona e migliora la comunicazione tra gli individui.
La Programmazione Neuro Linguistica dispone di strumenti e di metodologie che consentono di migliorare se stessi, le relazioni con gli altri e di elevare gli standard qualitativi delle proprie e delle altrui attività. È utilizzata sia in campo terapeutico, psicologico e sociologico sia nel mondo degli affari. (...)

Ad onor del vero dobbiamo ammettere che a tutt'oggi non conosciamo molto del nostro sistema neurologico, tuttavia le ricerche hanno verificato che a fronte di un certo input il nostro cervello ci consegna un output corrispondente. Quello che la PNL ha scoperto, e che ultimamente è stato confermato da apparecchiature sofisticate, è il fatto che il nostro cervello è suddiviso in due parti: emisfero sinistro ed emisfero destro. (...)

Col termine linguistica, ci riferiamo allo strumento che usiamo comunemente per comunicare. ossia la lingua e la parola in particolare... Programmazione si riferisce all'atto di programmare, Neuro fa riferimento al sistema neurologico del cervello umano e Linguistica è legata all'uso del linguaggio.

Forse ad alcuni di voi potrà sembrare strano, ma il nostro cervello non distingue tra realtà e immaginazione. Durante un seminario un insegnante raccontò come aveva trascorso il fine settimana. «Ho trascorso il fine settimana pregando» disse e poi scoppiò a piangere. Il padre era in ospedale tra la vita e la morte, fortunatamente la domenica sera si era ripreso e il pericolo era stato scongiurato. Prima di raccontare questa esperienza l'insegnante era serena e tranquilla. Quando ripensò al suo fine settimana in effetti fece rivivere quell'esperienza al cervello che si comportò di conseguenza attivando i centri neurali ed i muscoli corrispondenti senza distinguere tra ricordo e realtà.
Ricordate l'esperienza più affascinante, più emozionante e più eccitante della vostra vita? Riuscite a ricordare dove eravate, con chi, cosa stavate facendo? Rivedete le immagini di quella scena, sentite i suoni, provate le stesse emozioni? Prendetevi un po` di tempo per
rivivere quel momento. È stato bello? Immagino di sì.
Ecco perché.

Ogni pensiero o idea causa una reazione fisica
Ora, mentre state leggendo queste parole, e mentre potete rendervi conto della vostra respirazione, potete anche sentire i polpastrelli delle vostre dita che sono in perfetto contatto con il mouse e potete anche rendervi conto che tutto il vostro corpo, dai piedi, alle gambe, alle braccia, alle spalle, al viso, sono in uno stato di profondo benessere e questa consapevolezza vi attira a leggere fino in fondo questo articolo...
Sapreste dirmi come vi sentite? Vi siete accorti dello stato di benessere e di rilassamento particolare in cui vi trovate? Se così non fosse, non preoccupatevi, potete rileggere con calma il paragrafo precedente e alla fine della lettura anche voi potrete vedervi più rilassati o sentirvi in armonia col mondo che vi circonda o potrete toccare con mano i vostri muscoli che vi daranno una sensazione di profonda rilassatezza.
Avendo vissuto quest'esperienza, vi sarà anche chiaro come le idee che vi ho proposto abbiano modificato il vostro stato fisico. È importante notare che l'equivalenza è valida anche al contrario. Facciamo una prova: lasciatevi andare ad una sonora risata in modo che i punti estremi delle labbra vadano a cercare le orecchie e tutti i vostri denti facciano bella mostra di sé. Potevate anche essere tristi, ma dopo questo esercizio, anche per pochi secondi, già vi sentirete meglio. Cambiando lo stato fisico dei vostri muscoli, potete passare da uno stato di tristezza a uno di felicità. Riuscite a respirare a pieni polmoni riempiendo di ossigeno il torace, pensare contemporaneamente e rivivere emotivamente un evento traumatico e doloroso? La risposta è
no. Se avete immaginato una situazione triste, anche la vostra respirazione è cambiata e probabilmente si è fatta più profonda e si è spostata dal torace all'addome. Il nostro cervello controlla i muscoli attivando alcuni collegamenti neurali e disattivandone altri. Se un muscolo è teso non può essere allo stesso tempo rilassato. Pensieri e parole possono attivare o disattivare automatismi che danno benessere o sofferenza a noi stessi ed agli altri.

Ciò che è atteso tende a realizzarsi
R.K. Merton definisce questa situazione come “profezia autoavverantesi”: la formulazione di un pregiudizio, può contribuire alla sua realizzazione. Per spiegare questo possiamo partire dal concetto di "serendipity” elaborato da Merton: il caso favorisce certe intuizioni e scoperte, poi il cervello ce le mette a disposizione. Vi è mai capitato di avere un pensiero fisso volto a trovare una soluzione ad un problema e scoprire all'improvviso di aver trovato la soluzione proprio quando non ci pensavate, o addirittura svegliandovi una mattina? È un modo per trovare soluzioni quello di formulare le domande al nostro cervello e aspettare che lui ci fornisca le risposte. È un metodo usato anche dagli inventori. Vi starete domandando cosa c`entra questo con la profezia autoavverantesi. Come abbiamo visto e sentito il nostro cervello lavora sul materiale che gli forniamo. Se stiamo pensando a come risolvere un problema, alla fine troveremo una soluzione. Se ci focalizziamo sulle poche informazioni di cui disponiamo per risolvere il problema, ci renderemo invece conto che per noi quel problema è irrisolvibile e non ne verremo a capo.
Se pensiamo a come ottenere un successo, anche eventuali passi falsi avranno per noi un valore positivo. Avremo individuato una procedura non adatta al raggiungimento del nostro obiettivo, basterà trovarne una diversa e più pertinente. Se concentriamo il cervello sulle nostre paure queste aumenteranno a dismisura.
La profezia autoavverantesi ha un impatto determinante nella vita di ciascuno di noi. Uno studente etichettato come “negato per la matematica" potrebbe odiare questa materia per tutta la vita fino a star male tutte le volte che deve fare i conti della spesa, o controllare l'estratto conto bancario. Fortunatamente dipende da noi accettare o respingere un certo etichettamento e quindi programmare il nostro cervello per una prospettiva positiva o negativa. In fin dei conti anche Einstein era considerato, dal suo insegnante, un incapace in matematica.
Anche nel rapporto medico paziente una comunicazione che lascia aperta la porta alla speranza senza negare o nascondere la verità, puo aiutare il paziente ed i suoi familiari. In fin dei conti non sarebbe la prima volta che anche in situazioni estreme il decorso del paziente si prolunga ed in alcuni casi addirittura si risolve positivamente senza una precisa spiegazione scientifica.

Da "Gestire il rapporto con gli altri" - Alfredo Cattinelli