>

mercoledì 17 novembre 2010

Psicologia positiva: oltre la felicità

psicologia felicità
Negli ultimi cinquant'anni la psicologia si è dedicata interamente a un unico argomento - la malattia mentale - e senza dubbio ha assolto questo suo compito piuttosto bene. Gli psicologi sono oggi in grado di valutare con una certa precisione concetti un tempo vaghi, come la depressione, la schizofrenia, l'alcolismo. Oggi sappiamo molto di questi disturbi: come si sviluppano nel corso della vita, quali sono i loro aspetti genetici, le componenti biochimiche e le cause psicologiche. Ma quel che più conta, abbiamo imparato ad alleviarli. (...)
Questo progresso, tuttavia, ha comportato costi molto elevati. Il compito di alleviare gli stati che rendono la vita infelice ha reso non prioritario un altro obiettivo: quello di incrementare gli stati che rendono la vita degna di essere vissuta. La gente non vuole semplicemente correggere le proprie debolezze. Vuole qualcosa di più: vuole una vita piena di senso, non solo un vano agitarsi finchè si muore. (...)
Ormai il tempo è maturo per una scienza che cerchi di comprendere le emozioni positive, di incrementare potenzialità e virtù e di fornire linee di condotta per raggiungere quello che Aristotele definiva il "ben-essere", la felicità. (...)
E un nuovo movimento della psicologia, la psicologia positiva, ci insegna a vivere a livelli più alti della nostra quota fissa di felicità. (...) La teoria secondo cui la felicità non potrebbe essere accresciuta in modo durevole è senz'altro un ostacolo alla ricerca scientifica sull'argomento, ma vi è un altro ostacolo, ben più insidioso: la convinzione che la felicità (e, ancor più genericamente, qualunque motivazione umana positiva) sia inautentica. Definirei questa concezione, presente in numerose culture, il dogma dell'"intima corruzione". La più antica manifestazione del dogma è la dottrina del peccato originale, e nella nostra società laica e democratica questa concezione non è affatto scomparsa. (...)
La felicità autentica deriva dall'identificare e coltivare le nostre potenzialità fondamentali, e dall'usarle quotidianamente nel lavoro, nell'amore, nelle attività ricreative, nel ruolo di genitori.
La psicologia positiva si basa su tre pilastri: il primo è lo studio dell'emozione positiva. Il secondo è lo studio dei tratti positivi, in primo luogo delle potenzialità e delle virtù, ma anche delle "abilità", come l'intelligenza e la capacità atletiche. Il terzo pilastro è lo studio delle istituzioni positive, come la democrazia, le famiglie salde, la libertà di informazione, che supportano le virtù, le quali a loro volta supportano le emozioni positive. La sicurezza di sè, la speranza, la fiducia, per esempio, ci sono utili quando la vita è difficile. (...) Nei momenti difficili comprendere e incrementare potenzialità e virtù - fra cui il coraggio, la lungimiranza, l'integrità, la giustizia, la lealtà - può divenire più prezioso che nei momenti positivi. (...)

La psicologia ha trascurato la virtù, le religioni e la filosofia non lo hanno fatto, e nel corso dei secoli e nelle diverse culture si registra una sorprendente convergenza su quali siano le principali virtù. Confucio, Aristotele, Tommaso d'Acquino, il codice Bushido dei samurai, la Bhagavadgita e altre venerabili tradizioni discordano sui singoli particolari, ma tutte includono sei virtù fondamentali:
  • saggezza e conoscenza
  • coraggio
  • amore e umanità
  • giustizia
  • temperanza
  • spiritualità e trascendenza
Ciascuna virtù fondamentale può essere, ai fini di una classificazione e misurazione, ulteriormente scomposta. La saggezza, per esempio, può essere ulteriormente suddivisa nelle potenzialità della curiosità, dell'amore per il sapere, del discernimento, dell'originalità, dell'intelligenza sociale e della lungimiranza. L'amore include la cordialità, la generosità, la propensione disinteressata all'accudimento e la capacità di lasciarsi amare, oltre che di amare. (...)
Queste potenzialità e virtù ci servono tanto nei momenti felici così come in quelli difficili. In verità, anzi, i tempi difficili sono particolarmente atti a far emergere le nostre potenzialità. (...)
La psicologia solitamente riesce a prevedere molti casi, ma vi è un alto numero di soggetti che, pur avendo un alto QI, fallisce, e un numero altrettanto alto di soggetti con un basso QI che invece, quando la vita li sfida a fare qualcosa di concretamente intelligente, ce la fa. (...) Definisco questo difetto di previsione l'effetto Truman: soprendendo praticamente tutti, Truman, dopo una vita mediocre, seppe cogliere l'occasione, e quando Roosevelt morì si rivelò all'altezza della situazione, finendo per diventare uno dei più grandi presidenti degli Stati Uniti.
Ciò che manca, per così dire, è una psicologia del saper cogliere l'occasione. Nell'evoluzione della specie, nella lotta per conquistare un partner ottimale o per sopravvivere all'attacco di un predatore, quelli tra i nostri progenitori che seppero cogliere l'occasione, che seppero mostrarsi all'altezza della situazione, trasmisero i loro geni; i perdenti no. Le loro caratteristiche toniche - livello di depressione, qualità e quantità del sonno, taglia eccetera - probabilmente non furono determinanti. Ciò significa che tutti noi abbiamo antiche potenzialità, che ignoriamo di possedere finchè davvero non siamo messi alla prova dalla vita. Perchè gli adulti che si trovarono ad affrontare la seconda guerra mondiale furono la "grande generazione"? Non perché fossero fatti di un'altra pasta rispetto a noi, ma perchè si trovarono ad affrontare tempi terribili che evocarono potenzialità ataviche che erano come sopite dentro di loro. (...)
Cordialità, curiosità, lealtà e spiritualità, per esempio, sono potenzialità definite toniche; potete mostrare queste caratteristiche decine di volte al giorno. Perserveranza, lungimiranza, imparzialità e coraggio, invece, tendono a essere fasiche; non potete dimostrare coraggio mentre siete in fila al check-out o seduti su un aereo (a meno che dei terroristi non lo dirottino). Una singola azione fasica in un'intera vita può essere sufficiente a dimostrare il vostro coraggio. (...)
Non penso che dovreste fare eccessivi sforzi per correggere le vostre debolezze. Credo piuttosto che nella vita i maggiori successi e le più intense soddisfazioni emotive derivino dallo sviluppare e usare le nostre potenzialità personali. (...)
"Che cos'è il "ben-essere", cioè lo star bene nel mondo con se stessi e gli altri?" Personalmente, sono convinto che possiate trovarlo seguendo un percorso straordinariamente semplice. La "vita piacevole" si può ottenere sorseggiando champagne e guidando una Porsche, il "benessere" no: è piuttosto usare le vostre potenzialità personali ogni giorno per produrre felicità autentica e abbondante gratificazione. E questo è qualcosa che potete imparare a fare in ciascuno dei principali ambiti della vostra esistenza: lavoro, amore, educazione dei figli. (...)
Il benessere generato dall'uso delle proprie potenzialità personali è autentico. Ma come il benessere dev'essere ancorato a potenzialità e virtù, queste a loro volta devono essere ancorate a qualcosa di più grande. Come la vera felicità è qualcosa che trascende la vita piacevole, così la vita piena di senso trascende la felicità.
Che cosa ci dice la psicologia positiva su come trovare uno scopo nella vita e condurre un'esistenza piena di senso, che trascenda la felicità? Non sono certo così ingenuo da proporre una vera e propria teoria del senso, ma so che esso consiste nell'attaccamento a qualcosa di più grande di sè, e quanto più grande sarò ciò a cui vi attaccherete, tanto più senso avrà la vostra vita. Molti, alla ricerca di una vita piena di senso e scopo, si rivolgono al pensiero New Age, oppure tornano in seno alle religioni istituzionali, assetati degli aspetti miracolistici della fede e di prove dell'esistenza di Dio. Un prezzo altissimo dell'ossessione della psicologia contemporanea per la patologia è che questi pellegrini alla ricerca di risposte vengono lasciati a bocca asciutta. (...)

Da "La costruzione della felicità" - Martin Seligman (Disponibile qui)