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giovedì 18 novembre 2010

Depressione: aiutare una persona vicina afflitta

depressione aiuto
"Io sono il nemico." Potrebbe essere questo il motto della vita di Isabella. Dopo aver subito l'ennesimo torto sul lavoro, anzichè arrabbiarsi o difendersi si è rinchiusa nell'autocommiserazione, diventando così il capro espiatorio di un errore professionale commesso da tutto l'ufficio e, in particolare, dal suo superiore. Non è la prima volta che le capita. Isabella ha preso dalla madre un "naturale" pessimismo. In ogni situazione vede il lato negativo, per cui il suo umore è grigio e l'espressione del viso sempre triste. Per lei, il famoso bicchiere è sempre mezzo vuoto: invece di reagire passa il tempo a lamentarsi delle cose tragiche o semplicemente spiacevoli che le sono capitate, o che potrebbero capitarle. Anche durante i weekend, sembra "condannata" a giocare a tennis o ad andare in barca a vela, mentre in realtà il marito non la obbliga affatto a seguirlo. No, Isabella ha proprio difficoltà ad afferrare la contentenza. Trova che la vita sia dura e l'avvenire inquietante.
Detto in termini psicologici, Isabella possiede la cosiddetta "triade depressiva" di Beck. Essa comprende:
  • una visione negativa di sè: "Non sono all'altezza";
  • una visione negativa del mondo: "La vita è dura e ingiusta";
  • una visione negativa del futuro: "Le cose finiranno male per me e per i miei cari".
La depressione, di cui il comportamento di Isabella è una manifestazione, ha diversi gradi di intensità, e dev'essere innanzi tutto distinta dallo spleen, che potremmo definire come una tendenza alla melanconia esistenziale. Quest'ultima non va ritenuta patologica a priori, ed è spesso alla base della creatività. Penso a Cesare Pavese, che scrisse la bellissima poesia Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, al Grido di Munch, in cui la depressione diventa immagine e colore, alle più struggenti canzoni blues: questo "male oscuro" spinge a dare voce al dolore e alla tristezza, trasformandoli in un'opera d'arte. Anche se sarebbe assurdo pensare che tutti i depressi siano creativi! (...)
La depressione dilaga, ma nel contempo cresce anche il bisogno di informarsi: pensiamo alla frequenza con cui se ne occupano i mass media, e al successo di un long seller come E liberaci dal male oscuro. E si moltiplicano i libri rivolti al grande pubblico, che non solo cerca di capire questo disagio, ma vuole anche uscirne.
E' però difficile stabilire il numero esatto dei depressi nel mondo perchè, come per gli ansiosi, c'è uno "zoccolo duro" rappresentato da chi soffre di una patologia psichiatrica grave e invalidante (come la depressione bipolare), circondata dalla nebulosa delle depressioni mascherate e degli stati depressivi "di reazione" a eventi esterni negativi. Per non parlare delle persone, purtroppo numerosissime, che più che depresse sono insoddisfatte e lamentose...
(...)
Cosa succede, nella coppia, se uno dei partner è depresso? L'effetto è esplosivo. Anche perchè coinvolge tutti gli aspetti della vita a due: il quotidiano, l'intimità, la sessualità. Il desiderio erotico è in genere la prima cosa a scomparire in chi è depresso, e l'ultima a tornare.
Filippo Bogetto, docente di psichiatria all'Università di Torino, durante un convegno ha spiegato quali possono essere le reazioni del partner "sano". Dapprima c'è l'identificazione con l'altro che soffre, la volontà di farsi carico del suo male di vivere. Quindi subentrano rabbia, frustrazione, senso di impotenza, di ribellione o di colpa, poichè il depresso mette l'altro alla sbarra. E' la prova tangibile, quotidiana, della sua incapacità di rendere felice chi ama. Il "male oscuro", quindi, ha sempre una vittima (l'ammalato) e un ostaggio (il partner). Una persona, dunque, a cui il dolore psichico impedisce di vivere, di sentire, di guardare al futuro. E un'altra a cui si toglie il diritto allo scambio, al dialogo, all'intimità. Il partner sano, perciò, alterna desideri di soccorso a desideri di fuga. Si sente continuamente messo in discussione. E può venire a poco a poco contagiato dal male di vivere.
Un rischio, quest'ultimo, che non tocca solo il coniuge, ma anche i familiari di chi è malato: il padre, la madre, i fratelli, i figli. Mitch e Susan Golant, nel libro Che cosa fare se le persone a voi care sono depresse, descrivono bene il pericolo che i parenti più prossimi corrono di scivolare nella stessa depressione. Secondo questi autori, malgrado la grande diffusione del Prozac, di terapie farmacologiche o di altri aiuti psicologici, solo il 30 per cento dei malati decide di curarsi. E questo rischia di scatenare una reazione depressiva a catena. O di provocare un "rigetto", un allontanamento, la cosa che più angoscia il depresso.
L'essenziale è comunque, come vedremo, non farsi fagocitare da chi sta male, perchè difendendo il proprio spazio vitale, si può stabilire con il malato una relazione più positiva che permette di aiutarlo davvero.
(...)
Se vivete accanto a un depresso, ricordatevi che il comportamento che avete nei suoi confronti è fondamentale, perchè può incidere in modo notevole sul processo di guarigione. Certo, reagire in maniera adeguata diventa una sfida: è infatti difficile capire davvero qualcuno che non riesce a uscire di casa, a leggere un libro, a fare quello che ha sempre fatto. Ecco allora come potete comportarvi per aiutarlo davvero. E che cosa dovete evitare

Cosa fare
  1. Offritegli una comprensione autentica, fatta di gesti e non soltanto di discorsi formali. Il depresso, anche se "allontana" e respinge le persone, è terrorizzato dall'idea di essere lasciato solo e abbandonato. Chiedetegli di spiegare che cosa prova, e ascoltatelo con disponibilità. Ma ponete anche, con fermezza, dei limiti: non trasformatevi solo in un "orecchio" per i suoi lamenti.
  2. Confessategli le vostre paure o incapacità, così da alleviare il suo senso di inadeguatezza.
  3. Combattete il suo pessimismo mostrandogli l'aspetto positivo delle cose. Aiutatelo insomma a vedere la sua situazione da un'altra prospettiva, spiegandogli che la depressione è anche il sintomo di un bisogno di cambiare.
  4. Suggeritegli dei progetti, per ravvivare la sua curiosità. Molti depressi vedono il futuro in nero e si rifugiano in un passato idealizzato ("Ai miei tempi..."). Invece di coinvolgerlo in compiti che non è in grado di sostenere, provate a proporgli attività per lui insolite, da cui possa trarre giovamento: corsi di yoga, pittura o espressività corporea.
  5. Aiutatelo a riconoscere le colpe altrui, invece di ergersi a vittima sacrificale. Cioè in termini psicologici, aiutatelo ad attivare una proiezione antidepressiva.
  6. Fate sì che non trascuri i rituali della vita quotidiana (la colazione, il vestirsi con cura, il lavoro, una cena con gli amici). In questo modo eviterete che si isoli nel buio del suo malessere, e sarà più facile andare avanti in attesa che riappaia il sereno.
  7. Ricordategli che il suo stato di disagio è temporaneo, non un'eterna condanna. E quindi incoraggiatelo a cercare un aiuto terapeutico, perchè dalla depressione si può guarire.
Cosa non fare
  1. Non chiedetegli uno sforzo di volontà, perchè la depressione consiste in una paralisi della volontà, ed è proprio questo a far soffrire, e gettare nello sconforto. Quindi non spronatelo superficialmente ad agire, a uscire dal torpore: è una strategia che, il più delle volte, peggiora le cose. Frasi come "Non ci pensare", "Fatti un bel viaggio", "Trovati un hobby" servono più ad alleviare il proprio senso di impotenza che ad aiutare il depresso.
  2. Non sottovalutate il disagio. Evitate frasi del tipo "Ma di cosa ti lamenti?", oppure "Pensa a tutti quelli che stanno peggio di te". E non vergognatevi, di fronte a parenti e amici, della sua situazione: la depressione è una malattia.
  3. Evitate di farvi contagiare, perchè i depressi tendono a coinvolgervi nella loro visione pessimistica, che toglie la gioia di vivere, oltre alla capacità di aiutarli.

Da "La vita è semplice" - Willy Pasini (Libri sulla depressione disponibili qui)