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sabato 4 dicembre 2010

Ansia e valutazione della realtà

ansia
Ciascuno di noi, almeno una volta nella vita, ha avuto PAURA. Solitamente l'abbiamo considerata una normale reazione davanti a qualcosa che ci spaventava. L'ANSIA è sostanzialmente una forma di paura.
La differenza tra ansia e paura è stata definita nel modo seguente. Si prova PAURA davanti a uno stimolo reale (paura di) mentre l'ANSIA è una sensazione di allarme che sembra non avere un contenuto ben determinato: si prova ansia e non si sa perché.
Nella paura ciò che spaventa e minaccia è estremo, reale e identificabile e lo stato d'animo che ne deriva è interamente attribuibile all'entità della minaccia esterna. Di conseguenza, davanti a un uomo che ci vuole picchiare, avremo tanta più paura quanto più forzuto e violento sarà il nostro avversario.

L'ansia sembra, invece, il protrarsi di un disagio emotivo che ci mantiene in allarme contro i presunti pericoli del mondo.
In realtà la differenza tra ansia e paura è molto poca. Si potrebbe semplicemente affermare che l'ansia, rispetto alla paura, è maggiormente caratterizzata dalla previsione di una minaccia, come se l'oggetto della paura fosse l'anticipazione del pericolo.
L'ansia, quindi, è un'emozione che proviamo quando facciamo pensieri di paura, quando immaginiamo catastrofi. Se io penso a una situazione in cui potrei trovarmi ad affrontare il tipo forzuto e violento di prima, avrò gli stessi effetti della paura, senza, però, avere davanti nessuno.
L'ANSIA è un fenomeno normale, universale, con cui tutti veniamo in contatto quotidianamente seppure in misura e con frequenza molto variabile. È una componente del vivere umano con cui è bene confrontarsi.
L'ansia appartiene alla sfera delle emozioni ed è avvertita come sensazione di attesa di qualcosa d'indefinito e spiacevole, una sorta di incombenza minacciosa, un'irrequietezza psichica a volte difficile da definire e identificare con precisione.
Spesso si accompagna a manifestazioni fisiche che sono proprie della paura come l'aumento del battito cardiaco e la sudorazione. Nell'uomo, come nell'animale, questi cambiamenti fisici sono utili per un comportamento di attacco o di fuga. In altre parole, di fronte a un pericolo, vengono messe in atto una serie di modificazioni, che sono fondamentali per essere in grado di affrontare la minaccia o tramite la sua eliminazione diretta (attacco) o tramite l'allontanamento della stessa. (...)

Ciò fa capire quanto sia importante avere una reazione di allarme che facilita la sopravvivenza. Per questo l'ansia viene definita come un meccanismo adattativo. Se l'uomo primitivo non avesse avuto paura del leone, probabilmente sarebbe stato mangiato, noi non saremmo qui a scrivere questo articolo e i leoni dominerebbero la savana!
Inoltre l'ansia è utilissima per avere una buona prestazione. Con il suo aumentare, la performance migliora e la qualità della prestazione raggiunge un livello massimale. Effetti negativi sono semmai legati all'eccessivo incremento fino al punto di massima ansia, molto raro, che corrisponde ad avere difficoltà per ogni prestazione.

Quindi entro certi limiti I 'ansia è utile, anzi, necessaria. Cessa la sua attività positiva quando è troppa, quando non è più “utile": è qui che diviene negativa per l'individuo.
Come possiamo spiegare allora questa eccessiva tendenza ad avvertire minacce? Facciamo pensieri catastrofici per avere la possibilità di sopravvivere prevedendo i pericoli e predisponendoci ad affrontarli. Il nostro cervello valuta la possibilità di pericolo e, seguendo lo slogan “meglio salvi che sani", tende ad avvisarci. A volte in modo eccessivo!
Gli stati di ansia possono avere intensità variabile, da un lieve senso di irrequietezza e di indefinito malessere generale a uno stato di tensione interno fino a forme acute di panico.
Nelle forme più lievi il soggetto si sente a disagio, inquieto, insoddisfatto e avverte una tensione che non riesce a giustificare. Nelle forme più gravi si possono provare sensazioni di irrealtà e di sbandamento o di vertigine, come se le gambe non reggessero e si perdesse il senso dell'equilibrio.
Il panico è una crisi di ansia acuta; è la forma più intensa e più nettamente delimitabile temporalmente dell'ansia. Ha spesso la caratteristica della crisi nel senso di un'insorgenza rapida e improvvisa.
Si struttura con dei veri e propri “attacchi” che durano pochi minuti pur costituendo un'esperienza spossante, percepita in modo drammatico da chi la vive.
(...)
L'individuo ansioso può identificare in uno specifico oggetto o situazione la causa della sua paura e iniziare a evitarlo. Per esempio le persone che hanno un'intensa paura di volare possono programmare di fare tutti i loro viaggi senza utilizzare l'aereo. Un nostro amico per il suo viaggio di nozze aveva studiato tutto il tragitto da Firenze a New York in auto!
Colui che soffre di ansia, tuttavia, non riesce sempre a individuare lo stimolo della sua ansia, e, anche identificandolo, non può sempre evitare di imbattersi in esso; le necessità della vita lo portano a confrontarsi con situazioni temute.
Una persona, però, può pensare in anticipo a una minaccia e immaginarla anche quando esiste solo una piccola possibilità che si verifichi.
Trovandosi di fronte a un esame o a un colloquio di lavoro, proveremo ansia se ingigantiremo le difficoltà e insisteremo sulle conseguenze di un esito negativo.
L'ansia proviene dal modo di pensare a certe situazioni: io penso a cose negative e provo sensazioni ansiose.
La previsione che noi facciamo del mondo che ci circonda influenza grandemente le nostre risposte emotive.
Immaginiamo di dover affrontare un concorso molto importante ed essere l'unico partecipante; la nostra ansia sarà sicuramente molto poca, dato che difficilmente riusciremmo a prevedere un esito negativo.
Al contrario la stessa prova susciterebbe forte ansia se i concorrenti fossero tanti e tutti molto preparati! Queste chiaramente sono due situazioni limite, però, è probabilmente esperienza comune di fronte a una prova simile, fare pensieri più o meno ansiogeni (“l'esaminatore potrebbe
farmi domande molto difficili”, “mi chiederanno senz'altro gli unici argomenti che non ho studiato”, “se non rispondo correttamente, tutti penseranno che non valgo niente", “gli altri potrebbero dimostrarsi molto più bravi", “potrei essere così emozionato da non riuscire a parlare”).
Tali pensieri li facciamo a casa nostra al sicuro e la conseguenza può essere, non tollerando le forti sensazioni ansiose, di non andare a fare il concorso a cui tenevamo. L'ansia più forte la provi a casa e non nel posto che temi e ciò dimostra che non sono i posti a essere pericolosi. Tali previsioni di pericolo, se non criticate, portano ad avere delle intense ed eccessive reazioni emotive che si possono manifestare in modo del tutto simile a una crisi ansiosa. Se quindi noi prevediamo un mondo pieno di pericoli ovviamente vivremo in un costante stato ansioso.
Allo stesso tempo, si tende a sottovalutare o a minimizzare la propria capacità di affrontare con successo tutto ciò che fa paura.
Guidare la macchina può suscitare diverse previsioni di pericolo, legate a possibili incidenti. Queste previsioni saranno forti le prime volte e minori, praticamente nulle, quando si sarà acquisita la sicurezza di saperlo fare. L'ansia, però, potrebbe tomare ogni volta che affronteremo percorsi la cui difficoltà giudicheremo maggiore rispetto alle nostre capacità ed esperienza.
Un esperto automobilista può rassicurare suo figlio sul fatto che guidare non è più pericoloso di fare altre attività quotidiane; una persona che non lo ha mai fatto, invece, può immaginare tale attività come estremamente rischiosa. Eppure stanno parlando della stessa pratica. ln altre parole, si dà un'interpretazione della realtà che rende ansiosi perché si immaginano pericoli maggiori se si pensa di non essere in grado di affrontarli.

Da "C'era una volta il panico" - Galassi & Pratesi & Cavalieri