Come si fa a stare bene con se stessi? Molti vorrebbero saperlo ma non sanno a chi rivolgersi. Pochi infatti stanno ad ascoltare l'unico vero maestro, quello che ne sa più di tutti e non sbaglia mai: il nostro mondo interiore. Ascoltare la voce interiore significa trovare la sola guida efficace. Lei sa perfettamente cosa le fa male e cosa le fa bene, cosa la fa maturare e cose la frena. E non fa che indicarlo, continuamente: quando imbocchiamo una via tortuosa e inadatta alla nostra natura, ci manda segnali di sofferenza. Quando percorriamo la nostra strada ci ripaga con la serenità e l'entusiasmo.
E' lei che dobbiamo ascoltare. Purtroppo spesso siamo tutti assordati da messaggi che pretendono di dirci cosa è giusto e cosa è sbagliato.
La società, la cultura, le tradizioni, le mode, gli amici, i parenti: tutti a riempirci di precetti, spesso del tutto assurdi e innaturali. Così ci smarriamo e non comprendiamo più il senso dei messaggi che l'interiorità ci invia. E iniziamo complicati percorsi, quasi sempre infruttuosi, per recuperare quello stato di benessere attivo che è invece una condizione del tutto naturale.
La prima chiave del benessere è questa: percepire, lasciare spazio, a tutti gli stati interiori. Anche se arrivano sofferenze o disagi, non cercare di scacciarli, perchè sarebbe inutile. Falli "sedere accanto a te", ascoltali, fatti riempire, senza pensare alle loro cause o alle conseguenze. Non giudicarli buoni o cattivi: ogni stato interiore ha una funzione, viene per distruggere qualcosa in noi che è diventato vecchio e inutile: le nostre vecchie identità, le nostre maschere. E insieme viene per creare il nuovo, per farlo fiorire dentro di noi. Anche la tristezza fa quello per cui è stata chiamata. Se non ti opponi, svolgerà il suo compito e lentamente sfumerà. Occorre far tacere i nostri giudizi, la nostra idea preconcetta di "questo mi fa bene" e "questo mi fa male". Solo in questo vuoto di giudizi, infatti, le emozioni possono far nascere il nuovo.
A volte capita, in un momento di difficoltà, di non sapere più chi siamo e cosa vogliamo. Sono momenti che ci fanno paura. Invece proprio lì si cela una regola importante per la nostra salute.
Le nostre azioni, le nostre scelte, i giudizi e i pensieri sono dettati infatti dalla nostra identità, da ciò che crediamo di essere. Dai nostri ruoli, dai doveri che ci siamo auto-imposti. E' un'identità di superficie che non corrisponde alla nostra vera essenza. Per questo facciamo sempre gli stessi errori; per trovare l'essenza, occorre ogni tanto zittire la nostra identità.
Lo spazio interno, l'anima, non ha un volto definito e stabile: è continuo mutamento, rivoluzione, fioritura perenne. Lì abitano tutte le risorse di benessere. Per attingere a queste energie occorre che diventiamo sconosciuti a noi stessi. Se diventiamo "nessuno", mettendo tra parentesi le nostre solite risposte e gli automatismi, le capacità di autoguarigione interiore si mettono all'opera e ci regalano stati di gioia e di benessere mai sperimentati prima.
L'anima è attiva e pratica: non è fatta di pensieri ma di stati emotivi, di pulsioni che ci orientano verso qualcosa o ci allontanano da qualcos'altro. Lo spazio interiore non sopporta il nostro interventismo, non accetta che ci diamo da fare per modificarlo o correggerlo. Ogni iniziativa è nociva e ci fa diventare artificiali.
Questo è il senso del "non fare niente"; non è pigrizia ma una legge dell'anima, una tecnica di benessere a disposizione di tutti. Quando proviamo un disagio e non vediamo via d'uscita, smettiamo di tormentarci, di spremere le meningi cercando soluzioni che non arrivano. Non siamo "noi" che dobbiamo agire! Proviamo invece a dire: "Sì, sto sentendo questo dolore, questa fatica. Non so cosa fare. Non cerco di analizzarla o di scacciarla. Non cerco una soluzione. La sento e basta. E dopo... sia quel che sia".
La società, la cultura, le tradizioni, le mode, gli amici, i parenti: tutti a riempirci di precetti, spesso del tutto assurdi e innaturali. Così ci smarriamo e non comprendiamo più il senso dei messaggi che l'interiorità ci invia. E iniziamo complicati percorsi, quasi sempre infruttuosi, per recuperare quello stato di benessere attivo che è invece una condizione del tutto naturale.
La prima chiave del benessere è questa: percepire, lasciare spazio, a tutti gli stati interiori. Anche se arrivano sofferenze o disagi, non cercare di scacciarli, perchè sarebbe inutile. Falli "sedere accanto a te", ascoltali, fatti riempire, senza pensare alle loro cause o alle conseguenze. Non giudicarli buoni o cattivi: ogni stato interiore ha una funzione, viene per distruggere qualcosa in noi che è diventato vecchio e inutile: le nostre vecchie identità, le nostre maschere. E insieme viene per creare il nuovo, per farlo fiorire dentro di noi. Anche la tristezza fa quello per cui è stata chiamata. Se non ti opponi, svolgerà il suo compito e lentamente sfumerà. Occorre far tacere i nostri giudizi, la nostra idea preconcetta di "questo mi fa bene" e "questo mi fa male". Solo in questo vuoto di giudizi, infatti, le emozioni possono far nascere il nuovo.
A volte capita, in un momento di difficoltà, di non sapere più chi siamo e cosa vogliamo. Sono momenti che ci fanno paura. Invece proprio lì si cela una regola importante per la nostra salute.
Le nostre azioni, le nostre scelte, i giudizi e i pensieri sono dettati infatti dalla nostra identità, da ciò che crediamo di essere. Dai nostri ruoli, dai doveri che ci siamo auto-imposti. E' un'identità di superficie che non corrisponde alla nostra vera essenza. Per questo facciamo sempre gli stessi errori; per trovare l'essenza, occorre ogni tanto zittire la nostra identità.
Lo spazio interno, l'anima, non ha un volto definito e stabile: è continuo mutamento, rivoluzione, fioritura perenne. Lì abitano tutte le risorse di benessere. Per attingere a queste energie occorre che diventiamo sconosciuti a noi stessi. Se diventiamo "nessuno", mettendo tra parentesi le nostre solite risposte e gli automatismi, le capacità di autoguarigione interiore si mettono all'opera e ci regalano stati di gioia e di benessere mai sperimentati prima.
L'anima è attiva e pratica: non è fatta di pensieri ma di stati emotivi, di pulsioni che ci orientano verso qualcosa o ci allontanano da qualcos'altro. Lo spazio interiore non sopporta il nostro interventismo, non accetta che ci diamo da fare per modificarlo o correggerlo. Ogni iniziativa è nociva e ci fa diventare artificiali.
Questo è il senso del "non fare niente"; non è pigrizia ma una legge dell'anima, una tecnica di benessere a disposizione di tutti. Quando proviamo un disagio e non vediamo via d'uscita, smettiamo di tormentarci, di spremere le meningi cercando soluzioni che non arrivano. Non siamo "noi" che dobbiamo agire! Proviamo invece a dire: "Sì, sto sentendo questo dolore, questa fatica. Non so cosa fare. Non cerco di analizzarla o di scacciarla. Non cerco una soluzione. La sento e basta. E dopo... sia quel che sia".
Proprio così, rivolgiamoci alla vita e diciamo: "Credo, non lotto più. Fai di me quello che vuoi, io mi affido a te". Se lasciamo fare a questo "alleato" interno, come un fratello infinitamente saggio lui interverrà suggerendoci idee nuove, facendoci cogliere sfumature e sensazioni, regalandoci intuizioni e aprendo nuove strade tutte da percorrere. E gli effetti non tarderanno. Dapprima un senso di pace immensa, una liberazione dal grande peso che stavamo portando. E poi, piccoli e sempre più frequenti cambiamenti: inizieremo a fidarci di noi stessi, di quello che sgorga spontaneamente da dentro, affronteremo le situazioni con meno ansia e nasceranno intuizioni, nuove idee, soluzioni inaspettate ed efficaci.
(...)
Tutti noi vediamo il passato dal punto in cui siamo oggi, dal nostro presente, e quindi quello che vediamo non ha mai un valore assoluto, non è mai "fissato" una volta per tutte, ma muta continuamente assieme a noi. Ad esempio, oggi può sembrarci superfluo quello che un tempo ci sembrava irrinunciabile, magari non rifaremmo certe scelte, e senz'altro da adulti vediamo le cose in modo diverso rispetto a quando eravamo ragazzi.
(...)
Tutti noi vediamo il passato dal punto in cui siamo oggi, dal nostro presente, e quindi quello che vediamo non ha mai un valore assoluto, non è mai "fissato" una volta per tutte, ma muta continuamente assieme a noi. Ad esempio, oggi può sembrarci superfluo quello che un tempo ci sembrava irrinunciabile, magari non rifaremmo certe scelte, e senz'altro da adulti vediamo le cose in modo diverso rispetto a quando eravamo ragazzi.
E invecchiando muteremo ancora, affineremo ancora il nostro sguardo, cambieremo ancora prospettiva. "Conoscersi una volta per tutte" è un compito illusorio, quindi sbagliato e dannoso. Chi dice "io sono così" parla di un passato già superato. E soprattutto non è questa la chiave adatta per "leggere" il nostro presente, ma solo una fotografia che non ci assomiglia.
Certo, è sempre possibile identificare una causa e dire: ecco l'origine del mio malessere. Ma è un'invenzione, un alibi che può solo confonderci. La vera molla del cambiamento scatta quando ci accorgiamo invece che noi siamo un mistero inesauribile. Inesauribile significa imprevedibile, che si rinnova sempre, fonte di continua scoperta e curiosità. Per uscire da un labirinto di specchi che ci lascia sfiniti occorre dare un taglio a estenuanti analisi e ricerche, all'inutile "lavoro su di è", e iniziare ad affrontare ogni istante senza giudizi preventivi. Ogni istante si affacciano novità: se impariamo a non catalogarle ma a lasciarci portare, arriverà il benessere.
Certo, è sempre possibile identificare una causa e dire: ecco l'origine del mio malessere. Ma è un'invenzione, un alibi che può solo confonderci. La vera molla del cambiamento scatta quando ci accorgiamo invece che noi siamo un mistero inesauribile. Inesauribile significa imprevedibile, che si rinnova sempre, fonte di continua scoperta e curiosità. Per uscire da un labirinto di specchi che ci lascia sfiniti occorre dare un taglio a estenuanti analisi e ricerche, all'inutile "lavoro su di è", e iniziare ad affrontare ogni istante senza giudizi preventivi. Ogni istante si affacciano novità: se impariamo a non catalogarle ma a lasciarci portare, arriverà il benessere.
Da "Riza psicosomatica n°350" Libri di Riza disponibili qui