psicologia, crescita personale, autostima, pnl, pensiero positivo, aforismi, depressione, ansia
giovedì 9 dicembre 2010
Ansia, nevrosi e repressione dei sentimenti
Che cosa si intende per nevrosi?
I sintomi più comuni della nevrosi sono l'ansia e la depressione, condizioni che si possono verificare da sole o insieme. I sentimenti che producono vanno da una leggera tensione o stato di abbattimento a sintomi così gravi da rendere impossibile una vita normale. Che cosa si intende per ansia? La parola «ansia» deriva da un termine latino che significa «paura dell’ignoto» (per traslato dal greco «comprimere o soffocare»). Vi sentite soffocare dall’ansia? E' la normale reazione alla vita. Essa fa parte della nostra esistenza come il mangiare ed è nata col primo uomo. Come possiamo evitarla, se inizia già con il trauma della nascita?
Sogniamo a occhi aperti
Se fosse possibile essere concepiti con amore, in un ambiente puro e tranquillo, e trascorrere le giornate nell’utero materno sgambettando contenti all’interno di una mamma felice e soddisfatta, sarebbe un ottimo inizio per un viaggio senza problemi. Se fosse possibile attraversare senza fatica il canale di parto per approdare in un mondo accogliente, senza luci e rumori violenti che stordiscono, e scivolare in acqua tiepida invece di essere messi a testa in giù e sculacciati (la prima vera ingiustizia!), faremmo un altro passo nella direzione giusta.
E se avessimo da Dio la promessa: «Sarai amato di un amore che ti renderà libero, sarai allevato con dolcezza e, dopo lunghi anni di vita piena e felice, te ne andrai serenamente come sei arrivato», l ’ansia non sarebbe normale.
Non è possibile non avere almeno un po’ di ansia. Lo scopo non è quello di combatterla di continuo, ma di imparare a conviverci, riducendola sino a porla sotto controllo. Se provate vergogna nell’essere ansiosi, vi vergognate anche di essere uomini e di avere un corpo. Noi conosciamo il mondo attraverso il nostro corpo.
E' necessaria l ’ansia?
Quando abbiamo paura, nel nostro corpo intervengono delle trasformazioni chimiche che aumentano le nostre energie e ci permettono di reagire a situazioni di pericolo o di stress (attacco o fuga), per esempio quando scappiamo da un toro infuriato o studiamo sino a tardi per gli esami. Il problema è di riuscire a interrompere questo afflusso di energia quando non serve più. Il nostro fisico non torna indietro e restiamo “caricati”. E' come se lasciassimo acceso il motore dell’automobile tutto il giorno, quando ci serve solo per un paio di viaggi: sprecheremmo inutilmente benzina, così come sprechiamo energia consumando il nostro sistema nervoso e rischiando di ammalarci.
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Come usare il sistema nervoso parasimpatico
Dato che il rallentamento del sistema nervoso è controllato dalle emozioni, dovrebbe essere sufficiente che voi diceste a voi stessi: «Non c’è proprio nulla da temere. Calmati e smetti di produrre tanta adrenalina; non ti serve». Purtroppo, però, quando trabocca di adrenalina, il cervello non ascolta ragioni, ma obbedisce alle stimolazioni chimiche che gli ordinano di accelerare. La prima cosa da fare è usare il corpo per calmarsi. Si può addirittura insegnare al proprio corpo a obbedire ai comandi in qualsiasi circostanza. L'autopersuasione, in genere molto valida, non funziona nei momenti di panico. E' necessario fare meccanicamente quello che il parasimpatico dovrebbe fare automaticamente. E' come avviare il motore di un’automobile con la manovella quando non funziona lo starter.
Il vostro sistema di rilassamento ha bisogno di una revisione.
I muscoli rilassati provocano una reazione a catena che permette un rilassamento totale. Se siete molto tesi, vi è impossibile ottenerlo con un atto di volontà; invece, rallentando il respiro, riuscirete a ridurre la quantità di ossigeno che arriva al cervello, stimolando così il parasimpatico a lavorare.
Tutto questo non mi interessa
Voglio una cura immediata
Ci sono persone ansiose che si irritano a sentire che possono insegnare al proprio corpo a non stare sempre “sul chi vive". Chiedono una cura immediata (pillole o iniezioni) per le terribili sensazioni di panico che provano. Rifiutano l'eventuale responsabilità del proprio corpo e preferiscono pensare di non essere in alcun modo responsabili di questi fenomeni.
La verità è che non se ne accorgono, ma i sintomi derivano dal fatto che il loro sistema nervoso è indebolito da continue tensioni, legate non solo al momento presente ma anche a sofferenze passate, sepolte nell’inconscio (per sofferenza si intende uno stato emotivo: tristezza, rabbia, frustrazione, solitudine, ecc., a meno che non si parli specificamente di dolore fisico).
Per fortuna molti desiderano imparare a usare il corpo per guarire i nervi. La fiducia aumenta con i primi risultati positivi. Spesso si sente dire: «La mia vita è ancora piena di problemi, ma adesso sento che il mio corpo reagisce in modo diverso».
Ne vale la pena
Preferite essere costretti dal vostro inconscio a usare la tensione per superare lo stress o a iscrivervi a un corso del tipo: «Come convivere con i propri nervi» e accettare la fatica necessaria per essere voi ad avere in pugno la situazione? (...)
Qualcuno sostiene che la continua analisi di se stessi non è altro che una forma di egocentrismo; in realtà si tratta di un sano egoismo, usato come mezzo efficace per arrivare a un fine. E' meglio concentrare tutta l’attenzione sulla cura piuttosto che sui sintomi. Chi è depresso è infatti il primo a riconoscere che la sua massima preoccupazione sono proprio i sintomi.
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La sofferenza nascosta
Le prime sofferenze risalgono alla nascita, addirittura ai primi giorni nell’utero materno. I bambini vengono al mondo con il bisogno di essere nutriti, amati, protetti e accuditi con tenerezza. Se i loro bisogni non vengono assecondati e c’è più sofferenza (paura, rabbia, tristezza) di quella che possono affrontare, essi cercano di eliminarla soffocandola con sforzo. In questo modo ha inizio una nevrosi.
I sentimenti “congelati”
È ora di scongelare il frigorifero
Più una persona ha soffocato i propri sentimenti, più è facile che abbia un “cassetto nel freezer del suo inconscio", con su scritto: «Pensieri cattivi, non aprire», tutto pieno di grossi pacchi dalla data scaduta e con etichette che indicano rabbia, odio, gelosia, rifiuto, delusione.
Quando ha inizio questo processo di congelamento?
La prima pietra del muro della nevrosi è posta quando diventa un’abitudine reprimere i propri sentimenti reali. Ciò può succedere in qualsiasi fase della vita, sin dalla prima infanzia. La nevrosi è una malattia del sentimento, una reazione al dolore. Il bambino che si sente sicuro e amato e a cui è permesso mostrare i suoi veri sentimenti non avrà bisogno di un muro dietro cui nascondersi. Potrà essere se stesso e lasciare che gli altri lo vedano com’è realmente. Per sopportare il dolore della situazione e riuscire a vivere una vita accettabile, il bambino si chiude in se stesso e nasconde le proprie emozioni (tensione). Manipola anche le sue reazioni mentali, pur di non lasciarsi schiacciare dalla propria infelicità. Questa è l’origine della finzione.
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È giusto che ci comportiamo così anche da adulti?
Continuiamo a chiuderci come in una corazza e a manipolare la nostra mente per tutta la vita. E giusto comportarci così o è ormai ora di smettere di fingere?
Da "L'ansia e la depressione" - Shirley Trickett & Valerio Albisetti
Libri sull'ansia disponibili qui