>

domenica 15 agosto 2010

Depressione e prigione del sé


La depressione è diffusa oggi perchè molte persone perseguono degli scopi irreali che non hanno alcuna relazione diretta con i loro bisogni fondamentali di esseri umani. Ogni persona ha bisogno di amare, e ha bisogno di sentire che il suo amore è accettato e in qualche misura ricambiato. L'amore e l'affetto ci mettono in relazione con il mondo e ci danno il senso di appartenere alla vita. Essere amati è importante solo in quanto facilita l'espressione attiva del nostro stesso amore. Le persone non diventano depresse quando sono loro ad amare. Attraverso l'amore ci si esprime e ci si afferma.
L'espressione di è un altro bisogno fondamentale di tutti gli esseri umani e di tutte le creature. Il bisogno di esprimere se stessi sta alla base di tutte le attività creative ed è per noi fonte di sommo piacere.
E' importante qui riconoscere che che nell'individuo depresso l'espressione di sé è gravemente limitata se non interamente bloccata. (...)
Il viene sperimentato nell'autoespressione, ed esso langue quando sono chiusi i canali della propria espressione.(...)

Un altro bisogno fondamentale di tutti gli esseri umani è la libertà. Senza libertà è impossibile l'espressione di sè.(...)
Uno ha bisogno di essere libero in tutte le situazioni della vita: a casa, a scuola, sul posto di lavoro, nelle relazioni sociali. Non è la libertà assoluta che si cerca, ma la libertà di esprimersi, di avere voce in capitolo nei propri affari.(...)
Vi sono, tuttavia, delle prigioni interiori, oltre a quelle esteriori. Queste sbarre interiori all'espressione di sono talora più potenti delle leggi o delle energiche restrizioni che limitano la capacità di autoespressione della persona.
E, poichè sono spesso inconsce o razionalizzate, la persona è più strettamente imprigionata da esse di quanto non lo sarebbe se si trattasse di forze esteriori.
La persona depressa è imprigionata dalle barriere inconsce dei vari "si dovrebbe" e "non si dovrebbe", che la isolano, la limitano, e successivamente ne opprimono lo spirito. (...)

Nel preseguimento delle nostre illusioni, ci creiamo degli scopi irreali: cioè scopi il cui conseguimento eventuale riteniamo ci consentirebbe automaticamente di essere liberi e di riconquistare il diritto all'autoespressione, e ci renderebbe capaci di amare.
Ciò che è irreale non è lo scopo ma il compenso che supponiamo debba seguire al suo conseguimento. Tra le mete che tanti di noi perseguono senza sosta ci sono la ricchezza, il successo e la fama.(...)
Pensiamo che i ricchi siano privilegiati nel senso che hanno i mezzi per soddisfare i propri desideri e pertanto di realizzarsi. Purtroppo per molte persone le cose non vanno a questo modo. La depressione colpisce tanto i ricchi quanto i poveri. Non c'è denaro che possa dare le soddisfazioni interiori che, sole, rendono la vita degna di essere vissuta.(...)

La spinta al successo e alla fama si basa sull'illusione che ne risulterà aumentata non solo la nostra autostima, ma anche la stima da parte degli altri, facendoci così ottenere l'accettazione e l'approvazione di cui ci sembra di aver bisogno.
Ebbene sì, successo e fama aumentano la stima che abbiamo di noi stessi e aumentano il nostro prestigio in seno alla comunità. Ma questo guadagni apparenti fanno ben poco per l'interiorità di una persona. Troppe persone arrivate al successo si sono suicidate al vertice della loro realizzazione. Nessuno ha trovato il vero amore attraverso la fama, e pochi hanno superato con essa il senso di solitudine interiore.(...)
Anche se questi traguardi sono glorificati in una società di massa, la vera vita si vive a un livello molto personale.
Pertanto possiamo definire meta irreale quella a cui sono collegata aspettative irreali. Il vero obiettivo dietro la spinta a far denaro, al successo o alla fama, è l'accettazione, la stima e l'espressione di se stessi.
Essere poveri, non aver avuto successo nella vita o restare sconosciuti equivale per molte persone a essere "nessuno" e pertanto a essere a un tempo indegni di essere amati e incapaci di amare.(...)
Il traguardo è stato originariamente posto nell'infanzia, l'approvazione desiderata era quella dei genitori, successivamente trasferita ad altri.(...)
Finchè nell'inconscio persiste un traguardo irreale che dirige il comportamento, la depressione è inevitabile.
Se la depressione è comune oggi, ciò si deve al fatto che viviamo la maggior parte della nostra vita nella irrealtà, che gran parte della nostra energia è dedicata al perseguimento di scopi irreali.(...)

Da La depressione e il corpo - A. Lowen (lo trovi qui)