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venerdì 20 agosto 2010

Fattori di stress psicologico


Il concetto di stress psicologico è molto complesso e può assumere un senso diverso secondo il contesto in cui viene impiegato.
Il termine "stress", così comune nel nostro linguaggio quotidiano, è utilizzato nella lingua inglese da molti secoli, ma il suo significato è variato con gli anni. In un primo momento esso indicava una difficoltà o un'avversità, più tardi una forza, una spinta o una tensione applicata ad un oggetto inanimato o a un organismo vivente.
Una definizione più attuale indica lo stress umano e animale come "uno stato di tensione dell'organismo in cui vengono attivate difese per far fronte a una situazione di minaccia". (...)
Si parla anche di stress positivo (o eustress) quando comporta esperienze appaganti e maturative, oppure di stress negativo (o distress), quando è fonte solo di difficoltà e sofferenze. In entrambi i casi l'individuo assume atteggiamenti difensivi di tipo comportamentale, psicologico e biologico che, quando la condizione di stress è troppo intensa oppure si protrae eccessivamente nel tempo, favoriscono lo sviluppo di malattie.(...)

Questi aspetti cognitivi dello stress sono stati studiati solo negli ultimi anni. Uno degli autori che ha maggiormente approfondito l'argomento è stato Richard Lazarus, che ha parlato di stress psicologico per indicare la condizione nella quale la reazione allo stress dipende essenzialmente dalla valutazione soggettiva data dall'individuo, da come cioè la persona costruisce dentro di sè l'evento.

Nello stress fisico, invece, lo stimolo agisce direttamente sui tessuti corporei e solo secondariamente sull'attività mentale.
Condizioni stressanti apparentemente simili, quindi, possono assumere un significato molto diverso da persona a persona e comportare conseguenze negative solo in alcuni di noi.
E' anche vero, però, che determinate categorie di eventi risultano impegnativi per tutti. Ad esempio la morte di una persona cara, un eccesso di lavoro o una delusione amorosa possono mettere a dura prova l'organismo di ogni essere umano e favorire l'insorgenza di malattie.(...)

Un modo differente di affrontare il problema dello stress è quello di considerarlo non tanto in base al tipo di evento, ma secondo il significato che esso assume per l'individuo.
Per l'americano George L. Engel, uno dei maggiori esperti di psicosomatica della seconda metà del Novecento, gli eventi che assumono un valore stressante per l'individuo possono essere fondamentalmente di tre tipi:
  1. Una perdita (o una minaccia di perdita). Questa esperienza può riguardare sia la morte di una persona, che la perdita di una parte del corpo o di una sua funzione, oppure di un bene prezioso (la casa, il lavoro, il proprio patrimonio), così come il fallimento di un progetto importante o un cambiamento nel proprio tenore di vita. La perdita può essere reale, oppure solo temuta o immaginata.
  2. Un danno (o una minaccia di danno). (...) Esse riguardano non solo condizioni di natura fisica (come una lesione traumatica), ma anche di natura morale, come nel caso di un fallimento e un' umiliazione. La minaccia di un danno, anche solo sul piano simbolico, ha spesso importanza quanto il danno stesso, in quanto attiva le stesse reazioni difensive biologiche e psicologiche suscitate dall'evento reale. Mentre alcune di queste evenienze sono temute dalla maggior parte di noi (ad esempio sostenere un esame o assumersi nuove responsabilità), altre sono percepite come stressanti solo da un numero limitato di persone. E' il caso delle fobie, paure irrazionali dove la sproporzione tra reazione psicologica e reale pericolosità della situazione (il buio, uno spazio chiuso, un animale) è particolarmente evidente.
  3. La frustrazione di un bisogno. Quando un bisogno non può essere appagato si genere nell'individuo una tensione emotiva, che lo spinge a comportamenti finalizzati alla diminuzione del disagio attraverso la soddisfazione del bisogno stesso. Queste situazioni non riguardano solo le necessità fondamentali per la sopravvivenza (come mangiare, bere, dormire o respirare), ma anche quelle di natura affettiva, sociale, intellettiva e culturale. (...) I derivati di questi desideri frustrati possono raggiungere la coscienza sotto forma di sogni e fantasie, oppure manifestarsi attraverso sintomi (ossessioni, sintomi isterici, deliri, allucinazioni) venendo a costituire, nei casi estremi, l'espressione di una malattia psichica.
Da "Disturbi psicosomatici" - G. Trombini & F. Baldoni Libri sulla psicologia e salute disponibili qui