>

martedì 14 settembre 2010

Anoressia e bulimia: disagio interiore


Provate a osservare cosa vi accade quando qualcuno parla bene di voi: vi sentite nutriti. Viceversa se qualcuno parla male di te, è come se ti avessero strappato via qualcosa, vi sentite più deboli. Gli affetti, le gentilezze, le attenzioni, le coccole sono infatti un cibo "buono" di cui inconsapevolmente ci nutriamo, mentre la gelosia, gli attaccamenti, l'indifferenza, le cattiverie, la freddezza, ci fanno sentire come a digiuno o, peggio ancora, diventano bocconi amari che avvelenano la vita. I rapporti con il mondo che ci circonda possono dare tanta energia o toglierla completamente. Ecco perchè l'anoressia e la bulimia, disturbi del comportamento alimentare assai seri, rispecchiano una compensazione, ma anche una confusione profonda, tra cibo e affetti. Le aree cerebrali del piacere e quelle della fame arrivano a intrecciarsi in modo così complesso, da indurre a odiare duramente il cibo perchè, ad esempio, qualcuno non ci ama abbastanza o ci ha traditi. Oppure ad amarlo voluttuosamente e a "ingoiarlo" con foga animalesca per colmare il senso di vuoto e la solitudine. Si tratta di due facce della stessa medaglia. Se da un lato c'è una bocca che si chiude con ferrea determinazione, quella dell'anoressica, dall'altra una bocca si spalanca in maniera insaziabile, quella della bulemica. Da un lato il cibo si spoglia totalmente del suo appeal sensuale, dall'altro si veste di un'intensa carica erotica. Perchè questo nodo gordiano tra sesso e cibo? Perchè si tratta di disturbi che emergono spesso in piena adolescenza, un'età fatta di equilibri precari. Mentre il cibo sta "facendo" un corpo nuovo, l'eros entra in scena prepotentemente. Se proprio in quel momento la vita affettiva ci fa soffrire, è possibile che questi due protagonisti, trovatisi contemporaneamente sulla scena di un dramma esistenziale, si scambino i ruoli, e rimangano così... per sempre legati. (...)

Come vengono affrontati questi disturbi? Subito occorre registrare uno scacco: la psicanalisi classica non è considerata risolutiva. Il motivo d'inefficienza sembra risiedere proprio nelle caratteristiche principali di questo tipo di terapia: la centralità dell'ascolto e la mancanza di "direttive" e compiti precisi la renderebbero troppo "passiva" rispetto a questi disturbi. Maggior successo, nei confronti della bulimia, sembra avere la terapia cognitivo comportamentale, individuale e di gruppo, che presenta un approccio educativo: insegna cioè a controllare l'assunzione del cibo e a cambiare le abitudini alimentari. Il paziente impara progressivamente a reagire alle situazioni emotive scatenanti in modo diverso della consueta abbuffata. Nei confronti dell'anoressia, invece, è la proposta sistemico-relazionale a ottenere i risultati maggiori. La persona sofferente arriva in terapia con la famiglia, in quanto si sostiene che tutto il gruppo sia portatore del disagio manifestato soltanto da uno dei componenti. L'obiettivo è quello di svincolare l'anoressica dai sensi di colpa, comprendendo appunto la natura collettiva di ogni disturbo, restituendole quindi la dignità di persona che l'anoressia le ha tolto.

Il cibo amante diabolico.
Per il cervello mangiare è come fare l'amore. Siamo nati per provare piacere. E la natura, a tal scopo ha ben equipaggiato il nostro cervello. Esiste infatti nell'area ipotalamica una vera e propria centralina del piacere che regola la produzione e la circolazione di un mediatore chimico la dopamina, in grado di indurre benessere e appagamento. Ma cosa stimola il cervello a secernere questa sostanza? Due sono essenzialmente gli stimoli: il cibo e l'eros. Essi possono sostituirsi a vicenda, così che quando manca l'uno, l'altro la compensa. E' grazie a questo meccanismo che possiamo mangiare poco ma di gusto e sentirci appagati lo stesso o perdere l'appetito quando siamo innamorati, a saziarci in questo caso con i baci, le carezze, persino il solo pensiero dell'amato.
Del resto lo stesso Freud sosteneva che il primo piacere sessuale viene sperimentato dal neonato, al momento della poppata e che la prima zona erogena è proprio la bocca, che succhia avidamente il latte. Quando dunque al cervello viene a mancare l'eros, via privilegiata per il piacere, si attivano vie compensatorie: andiamo alla ricerca di stimolazioni piacevoli che possono essere profonde come una passione o un interesse molto coinvolgente, oppure più superficiali come fare shopping, fumare, ottenere successo e gratificazioni materiali... Più il piacere è superficiale meno sarà appagante, e saremo quindi costretti a ricercarne di più, più volte. Ma c'è un'altra compensazione, più facile e immediata: il cibo. Semplice e a portata di mano, è il piacere più vicino a quello sessuale che meglio inganna il cervello inducendolo a secernere dopamina.
Quando però nel cervello eros e cibo si intrecciano a tal punto da confondersi ci troviamo di fronte alla patologia. E' ciò che accade nell'anoressia e nella bulimia che rappresentano le due facce di un mostro bifronte. In entrambe le condizioni, sia pure in maniera diversa, il cibo diventa un amante perverso che soggioca corpo e mente, dominando totalmente la volontà e il desiderio.

Anoressia: il significato
Il volto dell'anoressia è triste e severo: il cibo diventa per chi ne soffre il piacere negato, l'amante diabolico in segreto desiderato e temuto, un seduttore pericoloso. L'unico modo per resistergli è prenderne le distanze e controllarlo. Come una sacerdotessa, la vergine del tempio, l'anoressica sacrifica il piacere all'altare della rinuncia. Ha paura di entrare in contatto con la sensualità, di accettare la morbidezza di un corpo femminile, oggetto di piacere e desiderio. Non è un caso che questa patologia colpisca soprattutto le giovani donne in età adolescenziale: è proprio allora che emergono forti gli impulsi sessuali e che il corpo diventa il luogo del desiderio, un desiderio talmente scomodo da indurre a "cancellare" il corpo, a farlo tornare asessuato e quindi meno problematico. Il digiuno dell'anoressica è una sorta di castità, il modo per purificare il corpo dall'"animalità" per riportarlo a una condizione di purezza e spiritualità.

Bulimia: il significato
Se la bocca dell'anoressica è serrata, quella di chi soffre di bulimia è sempre spalancata, alla ricerca spasmodica di qualcosa che sazi. Il cibo rappresenta per chi soffre di bulimia un amante da inseguire e da trattenere ad ogni costo. Il modo in cui avvengono le abbuffate simula quasi un rituale orgiastico. Da solo, spesso di sera, di nascosto, quasi stesse commettendo un gesto proibito e peccaminoso, il bulimico si abbandona a un banchetto dove divorare, riempire il vuoto e l'urgenza che non ammette attesa e controllo. Una passione smodata che lascia esausti e nauseati, pieni di vergogna e di sensi di colpa, inermi di fronte a un seduttore diabolico che avvolge tra le sue spire, trascina verso il basso, verso un luogo oscuro dove regna una fame insaziabile: fame di piacere, di calore, di affetto. Una fame che nessuno cibo potrò però mai appagare. (...)

Da "Riza psicosomatica - n°288

Libri sui disturbi alimentari acquistabili qui