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lunedì 13 settembre 2010

Seneca: saggezza moderna


Asceta e banchiere, precettore e vittima del principe, malato e medico di se stesso, Seneca è l'uomo delle contraddizioni, dei conflitti. Dall'esilio alla gloria, fino al suicidio, incarna, prima di Epitteto e Marco Aurelio, lo stoicismo vissuto. E' un saggio, che non coltiva una serenità altera e inaccessibile. Lontano da ogni dogmatismo, eclettico, Seneca tende verso il bene senza pretendere di raggiungerlo. Nelle sue opere, si rivolge costantemente ai lettori e li interpella, ma è innanzitutto con se stesso e contro se stesso che dialoga e che si batte. Scrive per curarsi, crescere, ritrovarsi, raggiungersi, con un'efficacia e una freschezza sempre sorprendenti. In questo senso, leggere Seneca significa scoprire che la filosofia a volte merita davvero il nome che ha, che può essere un cammino verso la saggezza, una terapia contro i mali dell'anima, la ricerca del principio universale. Il dolore, la virtù, l'infelicità, lo scorrere del tempo, la fugacità delle gioie e delle passioni umane; i suoi temi sono ancora perfettamente congeniali alla sensibilità dell'uomo moderno. E, dopo più di 2 mila anni, le sue parole ci sono ancora di grande aiuto.

I concetti chiave del suo messaggio:

Ridiventare padroni del proprio tempo
"Solo il tempo ci appartiene". E' il bene più prezioso, eppure a volte lo sprechiamo! La vita non è mai troppo corta o troppo lunga quando la si vive in pienezza, le si dà un senso e non semplicemente vi ci si aggrappa o la si riempie alla rinfusa. La vecchiaia stessa è "dolce se la si attraversa con lo spirito giusto". Dobbiamo cercare di concentrarci sul presente invece di consumarci nel rimpianto del passato e nella paura del futuro. Vivendo ogni giorno come se fosse l'ultimo. E' l'intensità del momento che lo rende eterno...

Cercare la semplicità
Spogliarsi del superfluo, diventare semplici. Seneca denuncia l'agitazione di chi è sempre troppo occupato, le nostre smanie, le indigestioni di letture, di nutrimenti stravaganti, di piaceri effimeri e spesso deludenti. Ci distraiamo invece di raccoglierci in noi, cediamo agli eccessi invece di consacrarci alla perfezione morale, al progresso spirituale.

Sfuggire il pensiero comune
Siamo talvolta schiavi dell'opinione dominante, del "politicante corretto". Ma l'errore diffuso non diventa verità. Dobbiamo cercare di affrontare il rischio della solitudine, dedicarci al piacere fecondo, a incontri stimolanti. Lontano da ogni proselitismo, dobbiamo parlare a chi è pronto ad ascoltare. Senza provocazioni inutili

Edificare una cittadella interiore
Distinguendo, come diceva il filosofo Epitteto, "quello che non dipende da noi" da ciò che invece dipende, impariamo a soffrire meno dei mali inevitabili: malattia, morte, scherzi del destino. E diventiamo più agguerriti. La virtù, la volontà, il giudizio, la libertà interiore restano così in nostro potere. Siamo spesso vittime dei nostri pregiudizi e soffriamo meno per gli eventi in sè che per la rappresentazione che ci facciamo di essi. Solo l'accettazione dell'ineluttabile può provocare la vera tranquillità dell'anima

La saggezza è aperta a tutti
Lo stoicismo di Seneca non è un'esaltazione dell'egoismo e dell'indifferenza. Per il filosofo, apparteniamo a un cosmo, a un ordine naturale, a un grande tutto. Anche il saggio fa parte della società: "Vivere è essere utili a sè. Vivere è essere utili agli altri". Seneca si consacra sempre ai destinatari delle sue opere, presenti e futuri. Perchè tutti gli esseri umani meritano rispetto, anche gli schiavi, le vittime dei giochi di potere. Questo grande spirito capace di precorrere i tempi affermava che in tutti i Paesi e in tutte le epoche, ognuno può nobilitarsi se lo vuole: "Non importa da dove, ci si può sempre elevare al cielo".

Vania Crippa da "Psychologies - Gennaio/Febbraio 2005"