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martedì 14 settembre 2010

La mania della ricerca interiore


Immagina un viaggiatore che a un certo punto si ritrovi a Roma, ma non se ne accorga. Così, con grande impegno, cerca di sapere dov'è Roma e di raggiungerla. Si affanna sulla mappa, gira per le strade della città, chiede alle persone: tutto gli indica che egli si trova già lì, ma lui non ne vuole sapere e, continuando a cercare finisce per perdersi. Perchè fa così? E' semplice: questo viaggiatore non sta cercando Roma, ma l'idea che se ne è fatta, e così, anche quando la trova, non la riconosce, poichè la realtà non combacia col modello mentale prefabbricato.

Lo stesso paradosso avviene per molti di noi che si mettono "alla ricerca di se stessi", un percorso la cui insidia forse più grande è proprio quella di non accorgersi di essere già lì, di essere già noi. Ci sono sempre più persone infatti che desiderano uscire dalle vite "meccaniche" a cui li spinge la produttività sociale, e iniziano percorsi esistenziali che li portino alla conoscenza di sè e alla libertà interiore.
Ma se l'intento è lodevole, e se le capacità psichiche spesso non mancano, in troppi casi oggi questa "ricerca di sè" diventa un'arma a doppio taglio, che blocca il dinamismo vitale e rovina esistenze.
Infatti a un certo punto si innesca uno strano circolo vizioso per cui la persona non beneficia delle tecniche o delle filosofie acquisite, anzi continua a stare male, ma non riesce più a farne a meno. Diventa dipendente dalla "ricerca di sè", senza che questa tocchi minimamente la sua realtà quotidiana, col risultato di... vivere per prepararsi a vivere, mentre gli anni passano.

Sono persone introspettive ma molto suggestionabili, che non fanno sedimentare ciò che incontrano, come se ogni esperienza non bastasse mai. Perciò si appassionano di continuo a discipline, tecniche e filosofie, in una "ansia da prestazione esistenziale" che non lascia tregua e che non soddisfa. Si prendono "cotte" esoteriche per maestri orientali che abbandonano per tecniche di respirazione azteche, a cui seguono corsi di neurolinguistica, il tutto accompagnato da una psicanalisi decennale ormai alla deriva e con il rischio di farsi manipolare e di cadere in mani sbagliate.

Se gli parli di problemi del quotidiano le considerano banalità, sono sempre "sopra le righe" e vivono le relazioni in un modo funzionale alla "ricerca": se sei banale, se non sei profondo, non sei interessante. Anche nel divertimento si cerca di fare qualcosa che "accresca la conoscenza" e una nuova percezione di sè. E in tal modo il vero svago, che è fatto di cose inutili, di incanti e di gioco, si fa impossibile, soprattutto quando la ricerca diventa "il" passatempo, l'hobby. Quella tanto auspicata leggerezza dell'essere diventa una zavorra continua al libero fluire della spontaneità: tutto deve avere senso, tutto far crescere, tutto deve essere "elevato".
La cosa sorprendente in queste persone è che la profondità dell'esperienza non ottiene nulla rispetto alla sforzo prodotto. Anzi si creano false idee su se stessi e l'illusione di una crescita interiore che invece non avviene. (...)

A volte, invece, tutta questa preparazione costituisce un riempitivo e un alibi per non iniziare a vivere davvero. Se pensi di avere questo problema, affrontalo fin d'ora. Riconoscerlo è semplice: se hai incontrato Pensieri o Vie meravigliose e la tua vita non è diventata più semplice, o se non riesci mai a sdraiarti in pace dentro te stesso, sei come quel viaggiatore di cui sopra. Allora ferma il tuo finto viaggio e comincia, finalmente, a osservare. Qualcosa di vero accadrà

La strada giusta è quella su cui sei già. Guardati intorno e vivi quel che c'è
  1. Fai cose senza scopo di ricerca: letture, viaggi, incontri, ritrovi, giochi, scampagnate. Esci dal bisogno che tutto debba servire a "conoscerti", non essere fanatico. Gli elementi per la vera ricerca li raccogli proprio mentre non te ne accorgi. Il cervello viene soffocato dall'eccesso di senso, e si logora.
  2. Poni un velo di silenzio: se ti interessi di "percorsi di conoscenza", non puoi non sapere che essi sono reali solo quando sono segreti e misteriosi. Perciò non usarli mai per farti bello o per sembrare originale, altrimenti è il segno che non stai mentendo solo agli altri, ma anche a te stesso.
  3. Mantieni la lucidità critica: con grande ironia Jung disse: "Niente è assolutamente vero, e anche questo non è del tutto vero". Non aderire mai del tutto a nessuna idea, ogni via è soltanto una via, e per legge di natura da sola non può bastare. Non crederci troppo, e neanche troppo poco.
P. Fornari da "Riza psicosomatica n°279"