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giovedì 30 settembre 2010

Autostima e ansia del miglioramento


L'autostima rappresenta la pietra portante della nostra salute e del nostro benessere.
Troppe volte viviamo un pò come se fossimo ancora a scuola, rincorrendo di continuo dei risultati, tanto da far nascere in noi l'idea che ci si debba continuamente migliorare. Un pò come dire che "staremo bene solo quando avremo raggiunto quell'obiettivo". Ma subito dopo ci sarà un'altra tappa da seguire, un altro risultato... e così via per tutta la vita, innescando una spirale di anadeguatezza cronica e di auto-svalutazione. (...)
Possiamo attribuire un valore determinante al mondo esterno, alle persone, agli oggetti che desideriamo o possediamo... senza accorgerci che è una realtà "deperibile", che è destinato per sua natura a morire. Ma se facciamo del nostro mondo interiore il perno vitale, ci accorgiamo che nella vita tutto è di passaggio... tranne noi. E creatività, benessere e autostima iniziano a sgorgare spontaneamente.


Non esistono statistiche che possano quantificare la diffusione della disistima fra i nostri connazionali, ma a giudicare dai numerosi sondaggi, e dal successo dei corsi dedicati al tema dell'autostima, possiamo affermare che moltissime persone convivano oggi con questo problema. Chi vive in una società complessa come quella contemporanea è esposto quotidianamente al confronto con gli altri, e deve stare sempre "al passo coi tempi" per non rischiare di essere considerato superato. Per questi motivi si rischia più di un tempo, di fare autocritica, di subire confronti frustranti e di non sentirsi adeguati; ma proprio per questo, conservare o ritrovare la propria autostima è oggi indispensabile.

Il pericolo che corre più di frequente chi ha una bassa stima di sè è probabilmente quello di cadere nel tunnel della depressione. Il perchè è presto detto: considerarsi inferiori agli altri, incapaci e inconcludenti, atteggiamenti tipici di chi non si piace, possono cronicizzarsi trasformandosi in veri e propri stati depressivi. La disistima conduce spesso anche fra le braccia dell'ansia: non ci si rilassa mai, si teme che ogni cosa sia errata e questa paura impedisce di vivere serenamente. Nei casi più gravi si può arrivare a soffrire di attacchi di panico.

I danni della mancata autostima non si manifestano solo a livello psichico, ma coinvolgono anche il nostro corpo. Il disagio che produciamo può anzitutto generare cefalea, torcicollo, fino ad arrivare, in qualche caso, all'artrite, patologie classiche di chi è troppo rigido, "contratto", censore severo di sè stesso. Tipici di chi non si vuole molto bene sono anche mal di stomaco e colite.
I danni del mancato amor di sè sono però fra le concause di malattie con cui non si scherza: secondo studi recenti la disistima, producendo un abbassamento delle difese immunitarie, ci espone al rischio di essere colpiti da patologie assai gravi come l'infarto e addirittura il cancro. Spesso poi il cibo diventa un rifugio, un surrogato di felicità fittizia che aggiunge il sovrappeso e l'obesità fra i rischi che corre chi non ama la persona più importante: se stesso.

La disistima non fa sconti a nessuno: chi più, chi meno, tutti ne soffrono o ne hanno sofferto in qualche momento della vita. Ben due italiani su tre, infatti, dichiarano di ritenersi attualmente insoddisfatti di sè stessi, di piacersi poco e di sognare continuamente di essere diversi da come sono.
Questo stato di cose poco piacevole è largamente trasversale: colpisce in egual misura uomini e donne, giovani ed anziani, ricchi e meno abbienti. Tutti sono accomunati dalla medesima convinzione, che per alcuni è un chiodo fisso: da me stesso mi aspetto molto, molto di più! Ecco i principali responsabili del disagio "femminile" e "maschile": a creare problemi di disistima alle donne, in cima alla lista, troviamo l'auto-critica sferzante scatenata dalla gestione "sbagliata" dei problemi di cuore ("mi sento una cretina perchè gliele lascio passar tutte..." 44%) e i confronti continui con i comportamenti delle amiche ("loro sì che hanno chiaro come muoversi..." 24%).
Gli uomini, invece, sono assillati dall'incubo di una carriera inadeguata ("tra me e me so di valere poco..." 35%) e dal timore di non essere sessualmente all'altezza delle aspettative del partner (32%). C'è poi un elemento di disistima che accomuna i due sessi ed è il tormentone dei progetti mai realizzati (20% le donne e 19% gli uomini): non riuscire a raggiungere gli obiettivi butta uomini e donne nella disperazione più nera. In prevalenza infatti affermano che "non esser stato/a capace di farcela, fa finire la stima di me stesso/a sotto i tacchi!".
Questi i dati più interessanti dell'indagine su 927 persone tra i 18 e i 63 anni d'età, 49% donne e 51% uomini.

Il guaio grosso che ci spinge a stimarci così poco è proprio questo: la programmazione perenne cui sottosta la nostra vita. L'incubo del progetto di vita mai portato a termine, ("non sono mai riuscito a laurearmi", "avrei voluto garantire un futuro sicuro ai miei figli..."; "avevo promesso di smetterla con l'alcool e invece...") ci fanno scivolare nella sfiducia più nera; ci convinciamo di valere poco, e conseguntemente ci amiamo di meno. Purtroppo si tratta di un circolo vizioso: più fatichiamo a portare a termine un progetto...e più rilanciamo con un obiettivo oltremodo ambizioso ma più difficile da realizzare! Per finire demoralizzati a rifugiarci nel cibo (42% delle donne), nel lamento (30% delle donne), nel lavoro (38% degli uomini) o nell'abulia (26% degli uomini).

Che fare?
Il segreto in realtà è molto semplice: quel che dovremmo fare è imparare a vivere nell'istante, nel presente, e non delegare al futuro la stima e l'amore per noi stessi di cui abbiamo bisogno oggi. Non a caso chi è riuscito ad uscire dal tunnel afferma che per farlo è servito molto iniziare a vivere giorno per giorno (33%), senza pensare di dover migliorare a tutti i costi (25%), imparando a perdonarsi (22%) e smettendola di badare all'approvazione altrui (20%).

Tutto comincia con un obiettivo da raggiungere, capace di rendere la tua vita diversa, "migliore". Ti sforzi, resisti, fai dei sacrifici perchè pensi che ne valga la pena, convinto che quando avrai raggiunto la meta che ti sei prefisso sarai finalmente soddisfatto di te, ti stimerai davvero. Ma sarà solo per poco: prima o poi un altro obiettivo si materializzerà lungo il percorso della tua esistenza (interrompendone ancora una volta la continuità) e tutta la sicurezza che ti sembrava di avere acquisito verrà rimessa in discussione da zero. Vincolare la possibilità di stimarci al conseguimento di una tappa esistenziale ci espone al rischio di non riuscire a stimarci mai! A furia di scandire la vita in tappe, come un tempo ci hanno insegnato a fare a scuola, ci rendiamo schiavi di una dinamica "malata" dove la linea di demarcazione tra frustrazione e appagamento è tanto sottile da confondersi. Quando puntiamo dritto al bersaglio perdiamo di vista noi stessi e confiniamo la possibilità di stimarci e di stare bene in uno spazio-tempo sempre più ristretto e limitato.

Da "Riza psicosomatica - n°262 (Libri di Riza disponibili qui)