
La neuroscienza delle emozioni è in uno stadio molto precoce di sviluppo. Per migliaia di anni gli uomini hanno riflettuto su ciò che li fa sentire felici o infelici, euforici o depressi, ma ora, anche se non è chiaro in che modo sonno e debito di sonno aiutino il cervello a produrre buonumore o malumore, stiamo almeno imparando come esso generi gli stati d'animo positivi e come facciano per esempio certe droghe, che creano dipendenza e stimolano i centri del piacere del cervello, a provocare il loro caratteristico effetto di esaltazione, euforia o benessere. Abbiamo anche un modello piuttosto semplice di come il cervello diviene attivo e pienamente cosciente nel corso dei periodi di veglia e di sonno, e abbiamo anche scoperto che la biochimica della veglia e del sonno è strettamente collegata allo stato della parte emozionale del cervello. Nei momenti di veglia il cervello eccita e carica se stesso naturalmente, per potere eseguire le vitali interazioni con il mondo esterno, mentre la deprivazione di sonno tende a scoraggiare questa vitalità naturale soffocando l'attività neurochimica.
Esiste un circuito cerebrale, chiamato sistema reticolare di attivazione, che gioca un ruolo fondamentale nel meccanismo dell'arousal (risveglio, o passaggio a una fase di sonno più leggero), e sembra probabile che l'orologio biologico agisca su questo sistema per svegliare e mantenere sveglio il cervello. Il sistema reticolare di attivazione è costituito da cellule nervose che hanno origine proprio al centro del tronco cerebrale, cioè nella parte più antica e primitiva del cervello, e che si stendono sino a toccare quasi ogni altra cellula cerebrale; in questo modo il sistema reticolare di attivazione fa pervenire ovunque i segnali di attivazione trasmessi dai suoi neurotrasmettitori: norepinefrina, dopamina e acetil-colina. La norepinefrina è uno dei più importanti neutrotrasmettitori responsabili del risveglio, in quanto agisce come una specie di adrenalina sul cervello. La dopamina influisce sui movimenti e sul piacere. L'acetil-colina ha anch'essa un'influenza chimica sull'arousal, e trasporta segnali relativi ai movimenti muscolari. Un altro neurotrasmettitore, la serotonina, ha pesanti effetti sull'umore.
Queste sostanze neurochimiche eccitatorie preparano i cento miliardi di cellule nervose del cervello a reagire più prontamente, e non è quindi sorprendente che siano collegate anche al sistema limbico, il cosiddetto cervello emotivo, così da influire anche sulla motivazione emozionale, sempre necessaria al momento di affrontare sfide e difficoltà. (...)
Le cellule nervose che si dipartono dalla base del cervello creano la musica dell'umore, sollecitando direttamente le altre cellule cerebrali e rendendole più o meno reattive rispetto a dati e stimoli provenienti dal mondo esterno. Quando il sonno notturno è soddisfacente, e il sistema reticolare di attivazione sollecita dunque nel modo appropriato il cervello "emotivo", l'infusione di norepinefrina e dopamina ci assicura una "colonna sonora" positiva ed energetica, e il risultato è che ci sentiamo pieni di energie fisiche e mentali, cioè di vitalità, e spronati da una sorta di spinta psicologica all'azione, cioè motivati. In assenza di vitalità e motivazione possiamo invece definirci depressi (vorrei chiarire che la depressione clinica è ben diversa dalla sensazione di sentirsi giù: nella depressione clinica la biochimica cerebrale naturale è seriamente alterata).
Tra le varie ipotesi su come il sonno influenzi l'umore, una delle più importanti propone che esso permetta di reintegrare dei neurotrasmettitori eccitatori rilasciati dalle cellule nervose: nel corso della giornata, i neurotrasmettitori sono in parte riciclati all'interno della cellula nervosa, ma in altri casi vanno semplicemente perduti. La deprivazione di sonno, prolungando un'intensa attività cerebrale, impedisce forse la sostituzione dei neurotrasmettitori perduti e ostacola a lungo andare l'attività neuronale stessa, intaccando allerta e vigilanza: i pensieri si fanno confusi e ci sentiamo stanchi e scoraggiati.
A controbilanciare l'effetto di questi "acceleratori" del cervello, accorrono altre cellule e neurotrasmettitori che fungono da freno: il recettore più diffuso nelle cellule nervose è il Gaba, ed è su di esso che agiscono sia l'alcol sia i sonniferi. Un recettore Gaba attivo diminuisce notevolmente la reattività agli stimoli della cellula nervosa, rallentando il ritmo di elaborazione delle informazioni e disinnescando l'impulso motivazionale prodotto su di essa dal cervello emozionale.
Un altro dei principali "freni" cerebrali è l'adenosina. L'adenosina è una delle molecole che si formano dalla degradazione di una delle più importanti fonti di energia cerebrale: l'adenosina trifosfato o ATP. Quanto il cervello è molto attivo, e utilizza quindi grandi quantità di energia, l'adenosina aumenta con la funziona di regolatore naturale, controllando cioè l'attività cerebrale affinchè non diventi troppo rapida. E' forse anche per l'aumento dell'adenosina nel cervello che ci sentiamo mentalmente affaticati quando dobbiamo affrontare situazioni difficili da un punto di vista emotivo o intellettuale. L'aumentata attività cerebrale libera una grande quantità di adenosina che provvede a deprimere l'attività cerebrale stessa.
Secondo una scuola di pensiero, l'impulso di dormire sopprime attivamente l'attività cerebrale proprio attraverso questo meccanismo di freno, e collega dunque strettamente umore e sonnolenza: quanto più stiamo svegli, tanto più i circuiti inibitori del cervello scoraggiano la stimolazione del sistema reticolare di attivazione, come se i due sistemi, quello eccitatorio e quello inibitore, combattessero per il controllo della mente. A mano a mano che le varie zone del cervello risentono dell'azione di freno, noi ne sperimentiamo gli effetti nel modo di pensare, agire e sentire; lo smorzarsi dell'attività nervosa nelle aree preposte al movimento ci fa perdere coordinamento, rallenta i nostri pensieri a livello della corteccia cerebrale, e nella parte emozionale del cervello ci fa sentire meno vitali e motivati. Per contrastare questi effetti possiamo restare in movimento, concentrarci maggiormente e cercare di riscuoterci, ma alla fine il bisogno di dormire avrà il sopravvento: a un certo punto nessun trucco mentale riesce più a stimolare l'attività cerebrale, proprio come se ci sforzassimo di dar fuoco alla segatura bagnata, e l'unica cosa che possiamo fare è addormentarci.
Dopo una bella dormita i freni vengono finalmente allentati: aumentano i livelli di dopamina e norepinefrina e ci sentiamo di nuovo vitali. C'è però chi, pur di non dormire, fa uso di prodotti chimici.
Da "Il sonno e i suoi segreti" - William C. Dement
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