
Secondo i suoi sostenitori, l'omeopatia è una forma di medicina basata sull'uso di quantità minime di sostanze di origine vegetale, minerale o animale volta a stimolare le difese naturali dell'individuo e a favorire il processo di autoguarigione dell'organismo. Spesso cura la malattia con un'unica dose di un rimedio virtualmente privo di effetti collaterali. Nel mondo, l'omeopatia è una pratica assai diffusa in molti paesi, tra i quali l'India, il Messico e la Russia. Circa quattro persone su dieci in Francia, e una su tre in Inghilterra (compresi i membri della famiglia reale), secondo il Centro nazionale americano di omeopatia, si curano con questa forma di medicina. In Italia, secondo recenti ricerche, una persona su due ha provato almeno una volta un rimedio omeopatico. (...)
Oggi l'omeopatia ha un vasto seguito di entusiasti, e anche se i medici che la praticano sono una minoranza, secondo il Centro, il numero dei medici e dei terapeuti che prescrivono regolarmente rimedi omeopatici è in continua crescita. Nel contempo cresce anche il giro d'affari rappresentato dalla produzione e dalla vendita di questi rimedi e il numero delle farmacie che li vendono o il procurano su richiesta.
Il termine "omeopatia" deriva da due parole greche letteralmente significano "soffrire in modo simile". Anche se il concetto risale addirittura al 10° secolo avanti Cristo, l'omeopatia moderna si fonda sulle osservazioni di Samuel Hahnemann, un medico tedesco del 18° secolo.
Lui considerava barbara l'arte medica del suo tempo, che sottoponeva i malati a continui salassi, a trattamenti vescicanti e all'applicazione di sanguisughe per purgarli dei fluidi che si riteneva fossero responsabili della maggior parte delle malattie. Deluso da queste pratiche, abbandonò la medicina e si diede alla traduzione di testi scientifici, spiega Maesimund Panos, medico e omeopata a Ohio. Nel frattempo continuò a sperimentare su di sè varie sostanze alla ricerca di un modo più umano di guarire la gente. Già sospettava che la malattia presentasse uno squilibrio di quella che chiamò la "forza vitale dell'organismo" (con la quale i moderni omeopati ritengono che intendesse indicare il sistema immunitario) e che per riportare in equilibrio le difese naturali fosse necessario solo un piccolo stimolo.
La sua intuizione trovò infine conferma quando cominciò a sperimentare su di sè e quindi a scoprire che se dosi minime di chinino (estratto della corteccia della China) curavano la malaria, la stessa sostanza, in dosi massicce, provocava proprio quegli stessi sintomi che era in grado di curare.
Dopo aver preso del chinino in dosi massicce per diversi giorni cominciò infatti a sperimentare tremori, palpitazioni cardiache e altri sintomi della febbre malarica. Quando sospese le assunzioni, i sintomi sparirono. Da questo esperimento, S. Hahnemann sviluppò la convinzione che "il simile si cura con il simile", ovvero quella che in seguito fu chiamata la "legge della similitudine" sulla quale si fonda tutta l'omeopatia.
Egli teorizzò che se una sostanza medicinale come il chinino, allo stato puro, produceva certi sintomi in una persona sana, dosi minime della stessa sostanza dovevano curare una persona ammalata che presentasse sintomi analoghi.
Così, secondo la sua teoria, se avete il raffreddore e prendete dosi omeopatiche di una sostanza che in dosi massicce provocerebbe sintomi simili a quelli che avete, smetterete di starnutire. Ma il rimedio funziona solo se tutti i sintomi che produce corrispondono a quelli presentati dalla persona da curare.
Hahnemann e i suoi primi seguaci condussero altri esperimenti, nel corso dei quali somministrarono estratti di piante, di minireali e di animali in dosi massicce a persone sane e registrarono tutti i sintomi che sviluppavano. Sulla base dei risultati ottenuti con questi esperimenti, compilò una Materia medica, ovvero la guida di riferimento per rintracciare il rimedio omeopatico corrispondente ai sintomi presentati dal paziente. (...)
L'omeopatia può contare su una vasta aneddotica a sostegno delle sue virtù terapeutiche. Quanto alla ricerca scientifica, è opinione diffusa che i molti studi clinici convenzionali sull'omeopatia non portino a risultati conclusivi, in quanto cercherebbero di misurare l'efficacia di un rimedio omeopatico sulla malattia invece che sulla persona malata. Dato che la stessa malattia può manifestarsi con sintomi del tutto differenti in due individui diversi, gli omeopati usano per ciascuna rimedi diversi. Dare a ogni partecipante alla ricerca lo stesso rimedio porta quindi a risultati inconcludenti. Inoltre, "i medici omeopatici sono da sempre più preoccupati di curare i loro pazienti che delle ricerche sull'omeopatia", afferma M. Panos.
Tuttavia sempre più omeopati conducono oggi ricerche destinate a dimostrare che l'omeopatia funziona. In uno studio effettuato su 468 individui con sintomi influenzali, gli scienziati francesi hanno scoperto che il 17% delle persone curate con rimedi omeopatici era migliorato nel giro di 48 ore dall'inizio del trattamento, contro il 10% di coloro che avevano ricevuto un placebo (ovvero una sostanza inattiva dal punto di vista farmacologico, ma che ha tutta l'aria di una vera medicina e che viene somministrata normalmente a una metà dei soggetti che partecipano alle ricerche scientifiche). In un altro studio, condotto dai ricercatori dell'Università di Washington a Seattle, un gruppo di quaranta bambini nicaraguensi che erano stati curati omeopaticamente guarì da attacchi di diarrea in media con un giorno di anticipio rispetto a quelli trattati con placebo.
In un altro studio alcuni ricercatori scozzesi hanno curato con rimedi omeopatici 56 pazienti affetti da raffreddore da fieno. Dopo 5 settimane, gli individui trattati in questo modo avevano sintomi molto ridotti rispetto a quelli del gruppo di controllo trattato con placebo.
Anche se queste ricerche dimostrano in certa misura l'efficacia dell'omeopatia, nessuno sa realmente come questa funzioni. In parte la risposta al problema può avere a che fare con il processo di diluizione e di dinamizzazione. Secondo alcuni omeopati, infatti, questo processo porterebbe a lasciare nella soluzione l'impronta elettromagnetica della sostanza originaria anche quando questa sia diluita al punto che nessuna sua molecola è più presente nella soluzione. Secondo M. Panos, sarebbe proprio la particolare impronta dell'energia elettromagnetica di ogni rimedio a scuotere le difese dell'organismo e riportarle in azione contro una specifica malattia.
Da "Star bene con le terapie naturali" - EQ