
Ti è mai capitato di ascoltare una musica particolare e immediatamente rivivere emozioni legate a un evento specifico? Potrebbe trattarsi di una canzone che ha fatto da colonna sonora a una vacanza, oppure legata a una travolgente storia d'amore, oppure ancora una musica ascoltata a un mio corso di "supermotivazione". Basta ascoltare le prime note e i ricordi affiorano automaticamente e, con loro, le emozioni che vi sono legate.
Più o meno lo stesso può succedere per esempio rivedendo il volto di una persona, il poster di una città, una vecchia fotografia...
Tutto ciò accade in virtù di quelle che vengono chiamate neuroassociazioni, ossia relazioni che intercorrono nel nostro cervello tra uno stato d'animo e uno stimolo preciso.
Ogniqualvolta il nostro stato emozionale raggiunge il livello di picco, negativo o positivo che sia, il cervello si comporta come se fosse in profondo stato ipnotico; tale stato favorisce ogni forma di comunicazione diretta al nostro inconscio, accogliendo e associando all'emozione stessa il primo stimolo significativo che riceverà in quel momento.
Metaforicamente possiamo dire che in fase di picco emozionale il nostro inconscio è come un terreno appena arato e pronto per la semina. Gli stimoli che riceviamo in quel momento rappresentano il seme. Quando l'emozione si calmerà, il terreno si ricompatterà e, con le dovute cure, farà germogliare il seme ivi racchiuso.
Esempi:
- Un calciatore ha appena sbagliato un rigore, e si sente in colpa nei confronti della squadra (picco emozionale).
I tifosi fischiano con disappunto (seme/stimolo).
Il cervello crea una neuroassociazione tra i fischi e la sensazione di colpa.
Nelle partite successive i fischi del pubblico creano ansia, disagio e una inspiegabile sensazione di colpa nel giocatore. - Un pallavolista sbaglia una ricezione importantissima sul finale della partita, e si sente incapace e responsabile della sconfitta della squadra (picco emozionale).
Il capitano lo guarda negli occhi (seme/stimolo).
Il cervello crea una neuroassociazione tra lo sguardo del capitano e lo stato di incapacità.
In seguito, ogni volta che il capitano si rivolgerà a lui con quello stesso sguardo, gli procurerà una sensazione di incapacità.
Il mondo della pubblicità sfrutta al massimo questo principio di funzionamento del cervello. I pubblicitari hanno capito che vale molto di più uno spot di trenta secondi in cui si ancora il prodotto a emozioni forti, piuttosto che un redazionale di mezz'ora in cui vengono esposti i pregi del prodotto. (...)
Quando ti esorto ad ancorarti al successo intendo dire di creare neuroassociazioni potenzianti tra emozioni superpositive e stimoli in tuo controllo, che chiamiamo appunto "ancore".
Jimmy Connors, il simpaticissimo tennista americano, era famoso per i pugni agitati a ogni colpo di passante inflitto agli avversari incautamente discesi a rete.
Tiger Woods, forse il più grande golfista di tutti i tempi, ogni volta che chiude una buca con un grande colpo stringe il pugno della sua mano e la porta ripetutamente a sè. (...)
Se nel momento in cui raggiungiamo un picco emozionale facciamo un determinato gesto, questo verrà ancorato a quella precisa emozione. La ripetizione del gesto ci riporterà immediatamente la sensazione positiva vissuta.
Regole per creare un'ancora efficace
- Picco Emozionale. Trovarsi in stato di picco (o comunque in ascesa emozionale).
- Ancora. Fornire uno stimolo univoco. Il gesto, o quant'altro, deve essere sempre lo stesso ogni volta.
- Condizionamento. Ripetere l'operazione fino a condizionare l'ancora.
Cogliere il momento giusto per fornire l'ancora ci consente di sfruttare al meglio l'emozione stessa. L'ancora va fornita in fase d'ascesa emozionale e/o nel momento culmine (stato di picco) dell'emozione. A poco serve ancorarsi qualche istante dopo il momento di picco, in cui l'emozione sta calando di intensità. (...)
Da "Istruzioni per vincere" - Livio Sgarbi
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