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venerdì 22 ottobre 2010

Felicità e processi mentali

felicità
Perchè non siamo felici? Perchè non riusciamo a godere della nostra vita? Forse è per colpa di un dio un pò sadico che ci ha condannati a soffrire su questa terra? O perchè puntiamo a un obiettivo troppo ambizioso da raggiungere e da mantenere? Spesso ci convinciamo che sia così, che si tratti di una partita ingiocabile e che il nostro destino sia malinconicamente segnato: scivoliamo nella convinzione fatalistica che la felicità sia una chimera e raggiungerla un sogno irrealizzabile. Ma attenzione! Secondo molti filosofi del passato perseguire la felicità dovrebbe essere lo scopo primo della vita. Esistenza e felicità dovrebbero essere addirittura sinonimi... Ma allora cosa si è radicato nella nostra mente che ci rende così difficile provare in maniera stabile questo moto dell'anima? I tragici fatti internazionali sembrano proiettarci agli antipodi di una vita gioiosa: paura, insicurezza e soprattutto lo spettro della recessione aleggiano inquietanti e sembrano mettere la felicità fuori dalla nostra portata. Non è così. Anzi è proprio nei momenti di difficoltà che è determinante riscoprire uno spazio interiore meno esposto agli eventi della vita. Perchè basta un diverso atteggiamento mentale per scoprirsi a gioire di cose semplici e soprattutto alla nostra portata. Dipende tutto dai nostri procedimenti mentali, ovvero dall'uso spicciolo che facciamo del nostro cervello: esso è semplicemente uno "strumento" che possiamo utilizzare bene o che può ritorcersi contro di noi! Può partorire grandi cose ma anche produrre solo scarti. Sì, gli scarti della mente a cui noi finiamo per attaccarci ritrovandoci puntualmente infelici. Che fare? E' questione di adottare una disciplina mentale e imparare che, mutando il nostro atteggiamento, possiamo creare stati di grande serenità e benessere. (...)
C'è anche chi odia le ferie
Forse non era così difficile da immaginare: il lavoro è occasione di maggiore infelicità degli italiani. Non solo in ufficio, ma anche durante le noiose pause pranzo, che per molti rappresentano una tortura senza fine. Difficili anche la domenica sera o il lunedì mattina, quando la realtà appare dura da affrontare: Minoritaria la pattuglia dei bastian contrari, che non sopportano le serate in casa, i week end di riposo o le feste comandate. Desiderio di essere attivi o difficoltà a stare soli con se stessi?
(...)
Perchè siamo infelici? La causa va cercata dentro di noi. Siamo noi che creiamo la nostra vita, le nostre occasioni. E tutto nasce da come usiamo i nostri "strumenti", in primo luogo il cervello. Perchè è nel cervello che sentimenti e intenzioni diventano azione, corpo. L'uso che facciamo del cervello nella vita quotidiana, dunque, può favorire o ostacolare il percorso mentale della felicità. "Usare bene il cervello" significa lasciare che la nostra creatività intraprenda un tragitto mentale fluido e produttivo; fino a tradursi in azioni concrete. Usare il cervello in modo improprio significa invece ostacolare il percorso mentale delle nostre iniziative, deviandolo in tragitti complessi, irti di ostacoli e quindi assolutamente sterili. Quando il cervello è saturo di pensieri, problematiche ed elucubrazioni inutili, le idee che non riescono a tradursi in azione, perchè frenate dai sensi di colpa, dal dubbio, dai ripensamenti, dal giudizio e dai falsi obiettivi, anzichè dar vita a qualcosa di nuovo finiscono per arenarsi e sedimentare, impantandoci nell'immobilità.

NASCE UN'IDEA
"Per sentirmi realizzato potrei cambiare lavoro". Il cervello sa sempre suggerirci come valorizzare la nostra creatività.

ENTRA IN GIOCO LA MENTE
"Prima, però, devo ponderare bene se ne vale la pena". Se il percorso non è fluido e l'idea non riesce a realizzarsi subito in azione, il pensiero la intrappola nella sua rete di razionalizzazioni.

IL PENSIERO BLOCCA L'AZIONE
  • DUBBIO: "Chi mi garantisce che dopo non sarà ancora peggio?". Inevitabilmente le razionalizzazioni innescano "il beneficio del dubbio"!
  • INCERTEZZA: "Se fallisco diventerò lo zimbello di tutti". Il dubbio ci fa diventare insicuri rendendoci schiavi del giudizio altrui.
  • FALSI OBIETTIVI: "Cambierò lavoro solo quando ne avrò trovato uno superiore alla mia posizione attuale". Prigioniera di un obiettivo, quella che doveva essere una nuova possibilità di autorealizzazione viene messa in attesa.
  • INSODDISFAZIONE: "Ripensandoci, chi me lo fa fare? Dopotutto, come dice il proverbio, chi lascia la strada vecchia per la nuova... In fondo non sto così male...". L'attesa ha reso l'idea stantia e impedisce al cervello di essere operativo.
Noi siamo infelici perchè non vogliamo accettare che la maggior parte delle cose che facciamo è gia passata, come fosse morta. E anzichè lasciarla andare, per far spazio per qualcosa di nuovo, facciamo di tutto per trattenerla, innescando una pericolosa spirale che ha come unico risultato quello di potenziare gli effetti dell'infelicità.
(...)
Il cervello è uno strumento del tutto pratico, operativo, ligio alla regola dei frati Benedettini: ora et labora... "prega e lavora", "fai" e non disperdere energie in inutili rimuginazioni.
Quando nel nostro cervello nessun ostacolo si frappone tra un pensiero, un'idea e la sua realizzazione, le cose si concretizzano una dopo l'altra molto fluidamente. Le realizziamo, le viviamo e andiamo oltre liberando la mente da ogni ricordo, dubbio o attaccamento. Solo così è pronta a formulare nuovi progetti, senza rimpianti e... senza rimpianti può abbandonare ciò che ha già realizzato evitando così di girare a vuoto. Questa è la strada attraverso la quale il nostro cervello partorisce la felicità. Prendiamo esempio da una pratica dei monaci buddisti: il monaco costruisce con precisione e massimo impegno un complesso mandala (una figura simbolica che richiama l'armonia del cosmo) con sabbie colorate. Ci lavora concretamente con le proprie mani per giorni e giorni... poi, quando l'ha terminato, senza un attimo di esitazione lo distrugge, soffiandogli sopra.
L'ha creato, era perfetto, se ne è liberato. Potremmo chiamare questo processo "operazione mandala" e darcela come norma di vita quotidiana. Solo un cervello che opererà secondo questo stile, sarà un cervello perfettamente in grado di farci felici perchè realizza ciò che abbiamo pensato e poi se ne libera, per lasciare il posto ad un altro pensiero, senza ingorghi e senza produrre ristagni di "scorie". Quali sono i punti chiave di questo percorso operativo? Scopriamoli insieme.

NASCE UN'IDEA
Nel cervello si formula il pensiero di un progetto che ci "renderà felici", qualsiasi esso sia.

DIVENTA AZIONE
"Ho voglia di cambiare lavoro. Mi metto al computer, stampo il mio curriculum e immediatamente lo spedisco a varie aziende". E' importante tradurre ogni istante in azioni: così impediamo che il pensiero si ripieghi su se stesso e ristagni.

SUPERA GLI INTOPPI DELLA MENTE
  • SCELTE APERTE: "Devo assolutamente avere un livello superiore... però se il lavoro fosse interessante potrei anche ripartire da zero". Lascia che in te coesistono sempre due stati opposti. Se non ti imponi una scelta a tutti i costi, scoprirai che possono piacerti cose non previste e che non conoscevi.
  • ASSENZA DI DESIDERI: "Che buffa la vita, sono riuscita ad aspettare un figlio, quando ho smesso di pensarci ogni mese!". Non dirti dove devi andare, se non ti imponi obiettivi tutto può accadere. Se vuoi una cosa non desiderarla.
  • NIENTE FORZATURE: "Ormai l'ho capito, quando una cosa non mi riesce subito, mi fermo e provo ad arrivarci da un'altra strada". Non chiudere a tutti i costi un operazione. Quando ti accorgi che stai forzando, fermati. La soluzione del problema potrebbe stare dietro un'altra porta.
  • SENZA GIUDIZI: "L'ho tradita, Laura mi ha lasciato. Ho sofferto a lungo, pensando di essere stato uno stupido, poi ho capito: se un'altra donna mi aveva attratto, con Laura era già finita. Ed ora sto proprio meglio". Non dire: questo è giusto, questo è sbagliato. Limitati a guardare la realtà come se fosse un film. Assisti al tuo dolore, ma non giudicarti.
APRENDOSI AL NUOVO ARRIVA LA FELICITA'
Prova a pensare che ogni mattina ti svegli e sei "rinato bambino". La felicità è lì nell'essere sempre vuoto di ricordi, avvenimenti, rimuginazioni del passato: la puoi vedere e afferrare solo se togli dalla tua mente il filtro delle cose che sai già. Così puoi essere davvero "spensierato".

Da "Riza psicosomatica n°250"

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