
Il linguaggio del corpo è il riflesso dello stato emozionale di un soggetto. (...)
Per poter intrerpretare il linguaggio del corpo, è fondamentale cogliere lo stato emozionale del soggetto mentre si ascolta quanto ha da dire e osservare le circostanze in cui lo dice. In tal modo si riescono a distinguere i fatti da eventuali menzogne, la realtà dalla fantasia.
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Quello che vedete e sentite in una situazione non rispecchia necessariamente il vero atteggiamento delle persone. Per poterlo capire con maggior chiarezza, è necessario seguire queste tre regole.
Leggere i gesti nell'insieme
Uno dei gli errori più gravi che si possano compiere nella lettura del linguaggio del corpo è quello di interpretare un gesto isolatamente dagli altri o dalle circostanze. Grattarsi la testa può denotare più cose: sudorazione, incertezza, forfora, presenza di pidocchi, dimenticanza o falsità, a seconda delle altre azioni che lo accompagnano.
Come qualsiasi linguaggio orale, anche quello corporeo è composto da parole, frasi e punteggiatura: i gesti sono paragonabili alle parole e come queste possono avere più significati, soprattutto in alcune lingue quali l'inglese.
Solo quando collochiamo un termine nel contesto di una frase, assieme ad altri, ne comprendiamo con certezza il senso. Analogamente, i gesti si combinano in "frasi", ossia in gruppi o insiemi, che ci svelano i veri sentimenti e atteggiamenti delle persone.
Proprio come una frase, per poter essere compreso con precisione, un insieme di segni corporei deve contenere almeno tre elementi costitutivi. Gli individui "percettivi" sono in grado di leggere tali frasi e di confrontarle con quelle verbali pronunciate dall'interlocutore.
Pertanto, per trarre una conclusione corretta, analizzate sempre i gesti nel loro insieme. Tutti compiamo uno o più atti ripetitivi, che indicano soltanto che siamo annoiati o sotto pressione: toccarsi e attorcigliarsi continuamente i capelli ne è un chiaro esempio.
Isolati dagli altri, significano tuttavia con molta probabilità che la persona si sente incerta o in ansia. Il gesto di accarezzarsi i capelli o la testa ricorda quello della mamma che conforta il figlio piccolo.
Per meglio chiarire il concetto, consideriamo il seguente insieme di gesti, indicativo di una valutazione critica, utilizzato quando non siamo convinti di quanto sentiamo.
Il principale gesto di valutazione critica è la "mano sul viso", con l'indice esteso sulla guancia, il medio sulla bocca e il pollice a sostegno del mento. Ulteriori segni che corroborano tale atteggiamento sono rappresentati dalle gambe strettamente incrociate, dal braccio al petto (segno difensivo) e dalla testa e dal mento abbassati (negazione/ostilità). La "frase" del linguaggio del corpo potrebbe, dunque, essere tradotta come "non mi piace quello che mi stai dicendo", "sono in disaccordo" o "sto soffocando sentimenti negativi".
Attenzione alla coerenza
Dalle ricerche condotte emerge che i segnali non verbali hanno un impatto circa cinque volte maggiore di quelli verbali e che, quando tra di essi c'è discordanza, un soggetto - soprattutto se di sesso femminile - fa affidamento sul messaggio non verbale.
Se, dopo aver parlato, chiedessimo a quell'interlocutore un parere e questi rispondesse di non convenire con noi, la sua gestualità sarebbe coerente con il messaggio verbale. Se, viceversa, affermasse di essere d'accordo, con molta probabilità mentirebbe, vista la discordanza di parole e gesti.
Se vedeste un politico dietro a un leggio affermare con sicurezza, ma con le braccia conserte (atteggiamento difensivo) e il mento abbassato (atteggiamento critico/ostile), di essere sensibile e aperto alle idee dei giovani, ne sareste convinti? E se tentasse di persuadervi dal suo vivo interessamento colpendo più volte il leggio con il taglio della mano?
Sigmund Freud descrisse il caso di una paziente che, pur affermando di essere contenta del matrimonio, continuava a sfilare e infilare la fede dal dito: Freud era consapevole del significato di quel gesto inconscio e non si stupì quando emersero i primi problemi coniugali.
L'osservazione dei gesti nel loro insieme e la coerenza fra messaggio verbale e segnali non verbali rappresentano i presupposti fondamentali per poter interpretare correttamente i vari comportamenti nell'ottica del linguaggio del corpo.
Leggere i gesti nel contesto
Tutti i gesti devono essere valutati nel contesto in cui vengono effettuati. Se, per esempio, in una fredda giornata invernale un tizio se ne sta seduto in attesa dell'autobus con le braccia e le gambe strettamente incrociate e il mento chino, avrà freddo più che dimostrare un atteggiamento difensivo. Se però fosse seduto a un tavolo davanti a voi mentre cercate di proporgli un'idea, o di vendergli un prodotto o un servizio, significherà quasi di sicuro che non apprezza o rifiuta l'offerta.
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E' possibile fingere?
E' una delle domande che più spesso ci viene rivolta. In genere, la risposta è no perchè tra i gesti principali, i microsegnali del corpo e le parole si nota quasi sempre qualche discordanza. I palmi aperti si associano a un atteggiamento di onestà, ma se un impostore ha le mani aperte e vi sorride mentre vi sta mentendo, verrà smascherato dai microsegnali: potrebbe contrarre le pupille o l'angolo della bocca, oppure inarcare un sopracciglio, segni che contraddicono il sorriso e le mani aperte. Ne consegue che l'interlocutore, soprattutto se di sesso femminile, tende a non credere alle sue parole.
Estratto da
Il linguaggio del corpo: il libro definitivo sulla comunicazione non verbale |