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venerdì 19 novembre 2010

Depressione: le psicoterapie per guarire

guarire depressione
L'intervento psicoterapeutico costituisce una forma di trattamento con diverse possibilità nel campo delle manifestazioni depressive. Il termine psicoterapia, infatti, comprende tutt'altro che un unico modo di procedere; in questa definizione vengono racchiusi interventi con significati anche molto diversi. Esistono pertanto psicoterapie il cui orientamento è desunto dalle teorie psicoanalitiche (e sono la maggior parte) e psicoterapie di ispirazione comportamentale.
Le prime ritengono che i problemi mentali e psicologici abbiano un'origine inconscia, non consapevole, e quindi per risolverli sarà necessario acquisire una diversa (più cosciente) visione di sè e del mondo.

Le seconde ritengono invece che ci ammaliamo perchè abbiamo "imparato" ad avere un atteggiamento ammalato e dobbiamo quindi reimparare atteggiamenti più sani. Diverso è naturalmente anche l'approccio terapeutico. Nelle psicoterapie a orientamento analitico chi cura interviene quasi esclusivamente sul "materiale" psicologico offerto dal paziente, esaminando e commentandolo con lui; nelle altre forme di psicoterapia il terapeuta introduce un proprio "materiale", fatto di consigli e prescrizioni di comportamento all'interno del tessuto d'emozioni e di storia offerto dal paziente.
Oggi si ritiene che nella depressione i risultati migliori si ottengano con un intervento che integri trattamento farmacologico e trattamento psicoterapeutico. In realtà può non avere molto senso una distinzione tra i vari indirizzi; sovente quello che infatti pare avere un effetto determinante sulla guarigione è la "relazione terapeutica" che viene a instaurarsi tra paziente e medico.
Nelle forme più gravi di depressione è comunque sconsigliato un trattamento analitico classico con più sedute; l'impegno emotivo che si richiede al paziente e l'effetto frustrante che può derivare da una situazione clinica come quella della depressione, dove difficilmente il paziente è in grado di "investire" con costanza e a lungo nel tempo il proprio desiderio di cura e di guarigione, orientano infatti verso forme terapeutiche meno impegnative per il paziente stesso. Nel trattamento psicoterapeutico della depressione il curante deve sempre svolgere un ruolo "attivo", e questo ruolo è senz'altro più accentuato nelle psicoterapie di tipo "istruzioni" su come orientare il proprio atteggiamento.

Pur con caratteristiche diverse, anche nella psicoterapia a sfondo analitico esiste un ruolo più attivo che nella psicoanalisi classica; qui il terapeuta ha un particolare cura nel procedere analizzando da un lato le tematiche emotive del paziente, ma rinforzandone e "sostenendone" contemporaneamente l'Io, sottolineando quegli aspetti positivi e vitali che la malattia pare avere sepolto.
Nella depressione, più che in altre manifestazioni patologiche, al di là del piano professionale ha grande valore la componente umana di simpatia che si instaura tra paziente e terapeuta, che può svolgere un ruolo "catalitico" dell'intero processo di cura.
Un intervento psicoterapeutico dovrebbe comunque condurre il paziente verso alcune importanti conquiste:
  • analizzare le proprie esigenze, i propri bisogni, le proprie categorie di pensiero e giudizio e il proprio comportamento;
  • comprenderne il significato e la loro origine nella propria storia personale;
  • proporsi un nuovo modo di agire che garantisca una ragionevole soddisfazione dei propri bisogni e delle proprie esigenze esistenziali.
Ma venivamo a esaminare più da vicino alcune proposte di terapia che possono risultare utili nella depressione

Psicoterapia di sostegno
E' una terapia che si basa specialmente sull'ascolto e su una misurata sollecitazione a raccontare la propria storia e le proprie traversie. Il terapeuta potrà rispondere, se è il caso, con qualche consiglio; ma soprattutto valorizzerà la fatica e l'impegno che può comportare per il paziente il realizzare risultati anche minimi, considerata la grave debilitazione causata dalla depressione. Gli interventi mireranno altrimenti a valutare più realisticamente le risorse del paziente nei confronti di impegni e programmi. Queste situazioni sono tipicamente presenti quando per esempio a un ragazzo i genitori impongono un indirizzo di studio non condiviso.
La richiesta supera la capacità di risposta, e questo porta inevitabili insuccessi; in tempi brevi comincia a comparire un gran senso di delusione e la depressione si struttura in modo stabile quando alla situazione non viene data una soluzione adeguata (cambiando per esempio indirizzo di studio).
In questi casi l'opera del terapeuta è fondamentale nell'appoggiare in prima istanza gli sforzi (pur non premiati) che lo studente produce e quindi nel ridiscutere con i genitori la situazione che è venuta a crearsi.
Il terapeuta in questi casi può essere in effetti l'unico alleato del paziente in una situazione che può apparire senza sbocchi utili (dato il timore di deludere i genitori che "blocca" lo studente).

Trattamenti comportamentali
Possono essere utilizzati in particolare nel trattamento delle depressioni senili quando coesiste accanto alla depressione l'incapacità di organizzarsi autonomamente ed è necessario un aiuto per pianificare la giornata. Il terapeuta in questi casi può arrivare a studiare con il paziente un programma graduale e preciso da rispettare e di cui quest'ultimo riferisce regolarmente in sede di terapia.
Altre volte il terapeuta può spingersi a proporre un aiuto ancora più specifico fornendo al paziente una serie di istruzioni comportamentali da usare in situazioni tipiche della giornata, come sul lavoro, a casa e in compagnia, che gli permettono di avere un "appoggio" per superare le difficoltà che sta attraversando. Si arriverà così a offrire al malato un vero e proprio "magazzino mentale" di direttive al quale attingere in diverse situazioni esistenziali. (...)

Psicoterapia a orientamento analitico
E' fondata sulla teoria freudiana che ipotizza l'esistenza, al di là dei sintomi che sono espressione manifesta di una sofferenza interiore, di aspetti inconsci, non manifesti che ne sarebbero i veri responsabili. Nella depressione in particolare l'ipotesi è quella relativa a una "perdita", reale o fantasticata, a cui il paziente non ha mai dato una risposta e una collocazione adeguata dentro di sè.
La mancata elaborazione di questo evento (elaborazione peraltro non possibile perchè l'evento non è conosciuto) fa rimanere la persona in uno stato costante, cronico di "lutto" e di depressione. Lo scopo dell'intervento psicoterapeutico a sfondo analitico sarà pertanto quello (utilizzando gli strumenti propri di questa tecnica, come le libere associazioni e l'interpretazione di quanto viene prodotto nel corso delle sedute) di far emergere questi temi nascosti e di permettere che vengano adeguatamente trattati. (...)

Psicoterapia della famiglia
Quando ci si occupa di persone giovani che vivono ancora in famiglia il trattamento può essere esteso a tutto il nucleo familiare. Questo permette di affrontare delle problematiche individuali che hanno però un'origine nel contesto familiare. Il terapeuta in questi casi agisce soprattutto sulla comunicazione, offre nuovi strumenti di comprensione a questo livello, propone nuovi modelli di comunicazione più chiari, meno ambigui di quelli vecchi. Saranno così sovente emergenti i problemi mai affrontati e gli equivoci non risolti che alimentano inevitabilmente la depressione.
La psicoterapia familiare risulta molto utile anche quando un membro della famiglia soffre di depressione cronica e questo tende a sconvolgere l'assetto emozionale di tutto il gruppo. Lo scopo in questi casi è quello di ristabilire nuove regole relazionali per una migliore intesa e un soddisfacente riavvicinamento tra i membri della famiglia, aiutandoli a esercitare meno pressioni sul punto più debole del sistema rappresentato da chi è malato.

Terapia di gruppo
Tutti i procedimenti psicoterapeutici descritti precedentemente possono essere praticati con profitto anche in un contesto di gruppo, che include fino a dieci pazienti.
La terapia di gruppo è particolarmente indicata per il depresso cronico. Oltre a un minor costo economico una terapia del genere invita il paziente a vedersi in relazione ad altri: può quindi riconoscere e valutare i suoi punti di forza e di debolezza in relazione ad altre persone nelle sue stesse condizioni.
Troverà inoltre una risposta immediata a molte delle sue esigenze: scoprirà di non dover più affrontare la malattia da solo, grazie al sostegno emotivo di tutto il gruppo che incoraggerà ogni suo sforzo in direzione del miglioramento, e ammirerà la sua forza d'animo nel non soccombere all'autocommiserazione. In questo contesto il paziente potrà avere l'occasione di valorizzare le sue possibilità imparando a dare qualcosa agli altri nei loro momenti difficili; questo servirà a rimodellare le sue tendenze evitando di cedere alla disperazione. In gruppo è facile per il paziente vedere che gli altri sono nelle stesse condizioni ("se ce la fanno a venirne fuori loro, ce la posso fare anch'io...").
La terapia di gruppo può essere combinata con qualsiasi altri tipo di trattamento antidepressivo. Chi soffre di stati depressivi moderati o gravi deve comunque evitare nel modo più assoluto programmi altamente impegnativi quali maratone di gruppo e simili. L'individuo che si trova in stato di debilitazione emotiva ha bisogno di appoggio, e le sue soglie di sopportazione sono troppo basse per tollerare esperienze con un impatto emotivo troppo impegnativo.

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