>

domenica 1 maggio 2011

Ansia: liberarsi dal pensiero negativo

ansia pensiero negativo
Nell'ultimo ventennio, il rapporto tra mente e corpo è stato investito di un importanza sempre maggiore: la mente ha la capacità di rilassare il nostro corpo, o al contrario di stressarlo e mantenerlo in un costante stato di tensione.
Con la Psico Neuro Endocrino Immunologia (PNEI) è stato dimostrato come il cervello abbia una diretta influenza sul sistema immunitario e sui processi biochimici del corpo, ma allo stesso tempo è rimasto inspiegato come la mente, questo campo astratto che Cartesio definì come "res cogitans", abbia il potere di attivare il sistema nervoso.

Praticamente siamo governati da un'entità intangibile, la mente, ma che ha un potere reale e dimostrabile sul campo materiale, il nostro cervello. Anche se la scienza non è riuscita e non potrà mai spiegare come si formano i pensieri, dove si conservano e come fanno ad attivare il cervello, questo collegamento è terribilmente reale e potente e influenza tutta la nostra vita.
E' stato inoltre dimostrato che siamo governati principalmente da una parte subconscia, una specie di magazzino mentale dove sono depositate tutte le nostre idee, convinzioni e credenze su noi stessi e sulla vita.
In questo deposito sono presenti anche le nostre paure, i nostri limiti, o meglio quello che noi crediamo siano i nostri limiti. Nel nostro inconscio quindi è confezionata la nostra "autoimmagine", l'immagine di noi stessi, sulla quale si base la nostra autostima e considerazione.
L'ansia è un fenomeno che deriva da pensieri inconsci di paura. Secondo Freud l'origine dell' ansia deriva dall'atto della nascita, il primo originale trauma che viene registrato nell'inconscio, senza che noi potevamo far nulla per impedirlo.
Una predisposizione all'ansia è quindi innata, ma anche necessaria perchè senza di essa non avremmo la percezione del pericolo: è uno meccanismo di difesa attivato dal nostro sistema nervoso simpatico, per prepararci in situazioni di emergenza alla lotta o alla fuga, aumentando il flusso di adrenalina, della pressione sanguigna e dell'ossigenazione.

Allontanata la circostanza insidiosa, il corpo ritorna in una situazione di omeostasi rallentando il battito cardiaco e ripristinando le sue funzioni.
Tutto questo in uno scenario ideale, ma chi è afflitto d'ansia cronica, mantiene il corpo in un costante stato di tensione anche se non vi è la presenza di nessun pericolo reale.
Questo continuo stato di allerta a lungo andare ammala il corpo, perchè è costretto a sopportare lo stress del pericolo (immaginario) producendo radicali liberi che non sono altro che i prodotti di scarto dell'ossigenazione eccessiva.
Che il pericolo sia reale o immaginario, al cervello non fa alcuna differenza, perchè attiverà comunque il meccanismo di allerta
Un pericolo immaginario è creato da pensieri insidiosi consci o non, che non fanno altro che ripetersi e fissarsi nella nostra mente: pare evidente quindi l'importanza di scovare questi pensieri e contrastarli.
Il primo passo è la consapevolezza: cercare di capire il perchè di questo continuo stato d'ansia.
L'ansia deriva dalla preoccupazione verso qualcosa. Ci saranno quindi pensieri negativi che continuano ad agitarsi nella mente: la perdita di lavoro, un litigio col partner, un problema da risolvere, un conflitto interiore possono esserne la causa.
La psicologia cognitiva comportamentale è una psicoterapia (o come preferisco chiamarla io, una tecnica di aiuto mentale) che serve per valutare e scovare questi pensieri e metterli in discussione.
La nostra preoccupazione è fondata, reale, oppure esagerata e/o irrealistica? Certo, perdere il lavoro è una preoccupazione realistica, e quindi lo stato di apprensione è giustificato, a patto che esso non porti all'apatia e alla depressione
Ma non di rado tendiamo a valutare in maniera sproporzionata una determinata situazione, preoccupandoci più del necessario e il pensiero negativo è come una palla di neve che più avanza e più diventa grossa.
Questo può portarci ad una distorsione della realtà e a un comportamento poco costruttivo. Ad esempio, pensiamo che il nostro partner ci tradisca, e prendiamo ogni singolo indizio, anche il più futile, come segno della sua infedeltà: il partner risponde tardi al nostro sms e pensiamo che in quel tempo stava con l'amante, quando in realtà semplicemente era occupato con il lavoro o aveva il cellulare spento per colpa della batteria.
Dopo aver scovato, da soli o con l'aiuto di uno psicoterapeuta, questi pensieri negativi e averne valutato l'effettiva infondatezza, bisogna scartarli, ignorarli e concentrarsi su pensieri positivi: il cambiamento non è immediato, ma se continuiamo a concentrarci su pensieri positivi opposti, essi sostituiranno quelli negativi.
Molte persone hanno sviluppato l'abitudine a pensare negativamente, e appena succede qualcosa di spiacevole (o soggettivamente spiacevole), vengono travolti da un turbine di pensieri negativi debilitanti che oscurano la lucidità della ragione e impediscono di trovare una soluzione costruttiva al problema.
Compito nostro quindi è cambiare questa debilitante abitudine a pensare in negativo, ed essere consapevoli quando comincia ad attivarsi questa spirale insidiosa, per non farsi travolgere da essa, dall'ansia, e avere la lucidità necessaria per usare la forza della ragione e dell'obiettività. Leggi anche Vivi una vita senza più ansia e panico