Dipende da testa a testa. La felicità è soggettiva. E alla fine qualcuno (diventando più saggio) può rendersi conto che in realtà non aveva bisogno di tutto quello che pensava per essere felice (o in pace con se stesso/a).
La felicità è nella mente di ciascuno di noi, o meglio nelle condizioni che ci imponiamo: mi impongo di essere felice soltanto se raggiungo quei determinati obiettivi, soltanto se accadono nella mia vita quelle determinate situazioni.
Se poi non accadono, mi sentirò infelice e sarò arrabbiato con me stesso e con il mondo.
Ma la nostra situazione di vita che per noi può essere causa di infelicità, al contrario potrebbe essere molto felice per qualcun altro; prendiamo l'esempio di un ragazzino del Bangladesh cresciuto nella miseria e nella sporcizia, ritrovarsi tutto ad un tratto ad avere una casa, un tetto, un letto morbido, cibo e bevande quotidiane, vestiti senza strappi, toppe e pulci, possibilità di lavarsi quando vuole e profumarsi, televisione, computer, videogames, internet e siti con donne nude a volontà 24 ore su 24.
Sarebbe un sogno per lui, il paradiso.
La maggior parte di noi ha tutto questo, eppure parecchi di noi non sono felici.
Sapete perchè? Perchè la mente si abitua a tutto, e tutte queste cose diventano standard, banali, noiose, facendoci dimenticare che da molti punti di vista siamo parecchio fortunati.
Ma purtroppo non basta, e la colpa non è di nessuno.
Vogliamo la novità nella nostra vita, e la ripetività ci può divorare: la noia della vita può portare alla depressione.
Sembra strano ma è così: una persona annoiata da tutto, anche se ha tutto quello che gli può servire, può cadere in depressione proprio perchè non vede più senso nella sua vita. Quante star sono cadute nella droga e nell'alcol? Parecchie.
Insomma per essere felici bisogna accontentarsi di una vita relativamente agiata senza aspirare ad altro?
C'è gente che è felice della sua vita così com'è: non desidera nient'altro, l'importante è la serenità e la possibilità di poter soddisfare le necessità primarie e poter pagare le bollette prima o subito dopo la loro scadenza.
Infatti, il nostro problema primario è proprio quello della sopravvivenza.
Senza la serenità della sopravvivenza non possiamo minimamente pensare di poter aspirare ad altro (anche se conosco qualcuno che pensa di comprarsi la macchina nuova quando non ha i soldi per pagarsi l'affitto).
Molta gente non può permettersi il lusso di pensare ad altro proprio perchè riesce a stento ad arrivare a fine mese (o addirittura alla seconda settimana del mese).
E la loro felicità è quella di poter sopperire le esigenze della sopravvivenza; se poi a fine mese avanza addirittura qualche soldo, ecco il massimo della felicità!
Infatti per le persone che non riescono mai a risparmiare, sempre con l'acqua alla gola, ritrovarsi qualcosa a fine mese è uno sballo mai provato prima!
Difficile dire alla gente che deve ogni giorno combattere con il problema della sopravvivenza, di essere felice: "Se vuoi essere felice, siilo". Ottima frase per assicurarsi un pugno sul naso.
Allo stesso tempo, non possiamo nemmeno dirla ad una persona in condizioni agiate, ma in cerca del senso della sua esistenza.
Dove trovo la felicità? In un partner fedele? In un lavoro ideale? Nella vincita improbabile al superenalotto?
In tutte queste cose, e in nessuna di esse.
Insomma alla fine ritorniamo al punto che per essere felici bisogna accontentarsi? Un consiglio non proprio esaltante.
Non è proprio così.
E' un pò più articolato il discorso.
Bene, la felicità si trova nella nostra autorealizzazione.
Cos'è l'autorealizzazione?
Sentirsi appagati.
Facile no?
Sentirsi appagati da chi o cosa?
L'appagamento personale è ovviamente soggettivo.
Ho fallito nella mia vita, ho mancato i miei obiettivi, mi sono arresso, ho soppresso i miei sogni, come faccio a sentirmi appagato?
"Non tutto il male viene per nuocere".
Bisogna rendersi conto se davvero quegli obiettivi erano necessari per la nostra felicità, erano i nostri, oppure gli obiettivi di qualcun altro, della società, del gregge, "obiettivi della moda".
La felicità in realtà può essere più facile di quanto pensiamo: alla fine cosa serve davvero per essere felici?
Prima di tutto sopperire agiatamente i bisogni della sopravvivenza (che rivelazione! facile a dirsi, dirà qualcuno), e questo è un diritto fondamentale che dovrebbe essere garantito a tutti, anche se purtroppo il nostro bel sistema economico-politico ancora non lo permette. Da secoli e secoli esistono i ricchi e i poveri. C'è chi troppo, c'è chi niente, ma questo è un altro discorso.
Secondo, l'esternazione dei nostri talenti e passioni.
Devo diventare una rock star? Un'attrice? Un presidente?
No.
Ognuno di noi, possiede talenti, hobbies, passioni che quando li applichiamo, privatamente o in pubblico, ci danno appagamento, ci fanno sentire bene (rilasciano endorfine, le sostanze del benessere).
Questi devono trovare costante applicazione nel tempo libero, quando "stacchiamo la spina".
Ci servono per "ricaricare le pile" del cervello.
Senza momenti di svago, momenti dove ci sentiamo felici, appagati, che facciamo quello che desideriamo, non siamo in grado mentalmente di poter affrontare altro lavoro e le incombenze della vita quotidiana senza diventare super stressati, nervosi e facilmente irrascibili.
In questa spietata società della produttività e dell'efficienza, spetta a noi salvaguardarci e trovare i nostri momenti personali di intima felicità, staccando anche da tutto e da tutti, per ricaricare noi stessi, rilasciare lo stress e ricaricare la mente.
Alla prossima puntata con i consigli per la felicità.