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giovedì 5 maggio 2011

Pensiero positivo: uscire dal tunnel del pessimismo

pensiero positivo tunnel pessimismo
Forse è l'ultima cosa che desideriamo: essere pessimisti.
Eppure molte persone SI condizionano inconsapevolmente a pensare negativamente e il pensiero positivo diventa pura utopia o addirittura segno di incoscienza, confondendo l'essere pessimisti con l'essere realisti.
Questo atteggiamento purtroppo influenza tutta la loro vita, i loro schemi di pensiero e il loro benessere interiore, senza rendersene conto il più delle volte.
Non che la gente si diverta a crogiolarsi nel proprio pessimismo ma purtroppo per loro è diventata una qualità intrinseca, un modo di essere, una seconda pelle.
Il pensiero negativo si rafforza nel corso della vita.
Si rafforza perchè è innato in ciascuno di noi: il trama della nascita segna tutti noi.
Hai mai visto un neonato uscire dalla pancia della madre ridendo e gioendo?
Il povero piccolo arriva al mondo nella disperazione.
E' questa la prima emozione che prova: la disperazione.
Perciò ciascuno di noi ha provato nella vita come prima cosa in assoluto la disperazione, lo sgomento, la paura, l'angoscia.
Bello no?
Ma fortunatamente subito dopo la presenza di nostra madre ci rasserena e ci calma.
Ma ciò non basta a impedire che la nostra predisposizione innata al pessimismo non ci condizioni nella crescita.
Importantissima inoltre è la predisposizione mentale dei genitori nella crescita del bambino: genitori ansiosi creeranno ragazzi ansiosi.
Ora non pensare di prendertela con i tuoi genitori per la tua ansia e pessimismo.
No, non è stata proprio colpa loro. A loro volta saranno cresciuti nell'ansia.
Te la vuoi prendere con i tuoi nonni? O forse bisnonni? E così via a risalire fino agli antenati.
Non ci interessa di chi è la colpa, anche perchè sarebbe impossibile individuare il vero colpevole (o forse il vero colpevole è Dio?).
Ma prima di tutto bisogna sfatare questo mito: è vero che ci portiamo dietro, conservato da qualche parte, il trauma della nascita (tant'è che ogni tipo di separazione per noi è sempre dolorosa), è vero che i nostri genitori ansiosi ci hanno predisposto all'ansia, ma non è vero che siamo segnati a vita.
Molta gente dice: "Mia madre era depressa, lo sarò anch'io"
Bella prospettiva no?
Dare la colpa a qualcun altro e non assumersi la responsabilità del proprio modo di essere è soltanto un atteggiamento immaturo e vigliacco.
"Che colpa ne ho? Mi hanno trasmesso la depressione, non è colpa mia."
La rassegnazione invece è una colpa: il vittimismo è una colpa.
Facciamo come i bambini e preferiamo dare la colpa a qualcun altro nella speranza di sentirci un pò più in pace con noi stessi.
Che spreco di vita pazzesco!
Anche se chiamare vita una situazione in cui ci si crogiola nel proprio pessimismo è cosa alquanto lussuosa.
"Cosa posso fare? Nella mia vita mi è andato tutto male! Sono stato abbandonato/a, tradito/a, i miei migliori amici ho scoperto che non erano proprio i migliori; anche il mio cane mi ha tradito e ho soldi appena sufficienti per mangiare!"

Come uscire da questo circolo vizioso di pensiero?
Guardarsi allo specchio e ripetersi con foga 50 volte al giorno di essere dei vincenti?
Si, se vogliamo buttare tempo nel prenderci in giro.
Il pensiero positivo è un processo graduale e si può imparare come abbiamo ben imparato il pensiero negativo.
Il pensiero positivo non può che partire da fatti concreti: e cioè fatti che dimostrano a me stesso/a che è possibile un altra via, un altro modo di essere e pensare.
"I need a new direction" canta Pino Daniele.

In pratica c'è bisogno di dimostrazioni concrete. Altrimenti come faccio a convincere il mio ben radicato pensiero negativo che il suo punto di vista è soltanto un interpretazione della realtà e non tutta la realtà?
Uscire dal pensiero negativo è come avvicinarsi all'uscita di un tunnel e cominciare da lontano a vedere la luce.
Ma se mi ostino a pensare che il tunnel è senza via di uscita, non mi incamminerò mai alla ricerca della via d'uscita e non farò altro che rimanere seduto in un angolo del tunnel fino a quando non sarò asfissiato dall'aria morta e i miei occhi saranno assuefatti dal buio.
Cosa accade quando stai dormendo in una stanza buia e ad un tratto ti accendono la luce?
Che gli occhi si erano abituati all'oscurità e non riescono a sopportare la luce, tantè che ti metterai il cuscino sul viso per coprirti.
La stessa cosa accade per uscire dal pensiero negativo: bisogna partire gradualmente, è impossibile spalancare gli occhi ad un tratto al bagliore del pensiero positivo.
Non si potrebbe sopportare.
Bisogna aprire gli occhi lentamente per abituarsi alla luce.
Bando alle ciance e alle metafore, in concreto come si fa?
Cominciare a sforzarsi a pensare positivo, ignorando un pò la solita vocina pronta a dirci sempre "che tanto andrà tutto male".
Raggiungere piccoli traguardi per poi aumentarli poco alla volta.
Magari ho paura di parlare in pubblico?
Di certo non mi butterò a capofitto in una platea di mille persone.
Ma ne comincerò da 5, poi passerò a 10, 30 e così via.
Quando dimostrerò a me stessa/o che quando sono tranquillo/a e a mio agio le cose mi riescono molto meglio, il pensiero positivo si autoalimenterà sempre più.
E la sensazione di liberazione dalla morsa e della schiavitù del pensiero negativo sarà sempre più elettrizzante.
In passato magari abbiamo fatto qualche figuraccia in qualche ambito, e questo ha alimentato il nostro pessimismo.
Ma ciò non vuol dire che davvero non siamo capaci in quella determinata cosa: magari semplicemente quella volta eravamo in preda ad emozioni negative che hanno impedito la nostra riuscita.
Perchè il timore, l'ansia e la paura, sabotano ogni buon proposito, bloccando la nostra mente e "mandandoci nel pallone".
Al contrario quando siamo tranquilli e a nostro agio, tutto ci riesce a meraviglia perchè la mente è libera dalle zavorre e può sprigionare tutta la sua energia sulla riuscita.

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