Uno dei luoghi comuni del mondo in cui viviamo, è quello di giudicare una persona in base a quello che ha concluso nella vita.
Per evitare quindi di essere giudicate male, le persone si danno da fare per realizzare qualcosa nella vita, "diventare qualcuno", raggiungere degli obiettivi.
Se non fai niente sei un vagabondo, se non hai raggiunto niente, sei un fallito e hai buttato la tua vita.
E vai con i mille corsi e libri sulla crescita personale e autostima, che ci indicano di insistere, tenere duro, perseverare, sopportare i fallimenti, resistere fino all'ultimo round.
Arriva un punto in cui il cervello cede perchè non sopporta più tutto quello stress.
Ed ecco allora che accantoniamo gli obiettivi reprimiamo i sogni, ci trasciniamo nella vita alla ricerca dello spiraglio di speranza, nel migliore dei casi... nei peggiori avremo caduta nella depressione, perdita del senso della vita, perdita della voglia di vivere.
Qualcuno invece potrebbe rifugiarsi nella filosofia e spiritualità, che ognitanto male non fà, alla ricerca del senso della vita ormai perduto.
Qualcun altro potrebbe prendersela con Dio: "sono stato tanto bravo e buono nella vita con gli altri, perchè mi è stato precluso il diritto di realizzare i miei obiettivi e quindi di raggiungere la mia felicità personale?
Ma Dio sembra non risponderci. E quindi ci ritroviamo da soli, confusi, stanchi, senza idee, senza la voglia di continuare a provare.
Abbiamo dato tutto, ci abbiamo provato, abbiamo consumato molte energie ricavando poco e niente: gettiamo la spugna, il sognatore che era in noi non c'è più, siamo diventati "adulti", disincantati, privi di illusioni.
Pensiamo che in fondo le illusioni sono per i giovani, o per coloro che ancora devono scontrarsi con la dura realtà della vita: "nella vita bisogna accontentarsi di quello che troviamo, accantonare i propri sogni, perchè sognare è roba da ragazzini".
Però....sappiamo anche che c'è gente realizzata, che ha raggiunti i propri obiettivi, gente di successo e rispettata da tutti.
E noi non possiamo far altro che invidiare la loro fortuna sfacciata, odiare i figli di papà e i raccomandati , e odiare la dea bendata di coloro che hanno costruito tutto dal nulla.
Noi siamo nati nel completo anonimato, nostro padre non ha un cognome famoso, non siamo amici di qualche politico, non abbiamo avuto nessun vantaggio, abbiamo dovuto fare tutto da soli, lottare contro il mondo, sgomitare con gli altri per accaparrarci un posto al sole e pregare la sfiga di lasciarci in pace ognitanto.
E alla fine?
Poco e niente.
Il gioco non valeva la candela.
Cosa fare? Considerarci dei falliti, o degli sfigati?
La colpa è stata nostra perchè non eravamo bravi abbastanza? O perchè la sfiga non ci lasciava mai in pace?
Insomma cosa fare quando arriviamo al punto dove ci sentiamo dei falliti?
Dove abbiamo perso le speranze?
Dove la voglia di continuare a provare si è vaporizzata?
Dove la motivazione si è smagnetizzata? E dove la nostra autostima si è congedata?
In fondo per agire abbiamo bisogno della motivazione, e quando essa non c'è, ogni azione sarà priva di vigore e concretezza.
La motivazione si attiva quando dalle nostre azioni ricaviamo qualche frutto, ed ecco che allora abbiamo la spinta per continuare, per ricavare ancora più frutti.
Ma se da tante azioni, non ricaviamo nulla, ecco che perdiamo completamente ogni motivazione e voglia di continuare.
Il cervello è come se dicesse "basta non ne voglio sapere più niente, ogni tentativo è inutile" e gli obiettivi si affievoliscono nella nostra mente fino a cancellarsi e l'autostima vacilla sempre più.
Quando due persone si incontrano dopo parecchio tempo cosa si domandano?
"Ehi come stai? Cosa fai? Lavori? E tuo marito? E i tuoi figli cosa fanno?"
Si chiedono informazioni su quello che si sta facendo e su quello che i rispettivi parenti fanno, e chi è disoccupato risponde: "sono in ferie, riprendo tra un paio di settimane".
Vogliamo raggiungere gli obiettivi per sentirci qualcuno agli occhi degli altri, e quando ci troviamo in un periodo morto, non vogliamo nemmeno parlare con nessuno per vergogna della nostra situazione.
Ci chiudiamo in noi stessi.
Chi ha bisogno di fare qualcosa, non solo per realizzazione personale e sociale, ma proprio per bisogno materiale perchè ha bisogno di soldi... il consiglio è quello di non puntare tutto su un obiettivo, ma avere più carte da giocare, e le carte migliori devono essere quelle che sappiamo giocare meglio, e cioè i nostri talenti , quelle cose che ci riescono meglio, quei campi dove siamo competenti, dove abbiamo qualità, sia per talento innato e sia per preparazione ed esperienza.
Anche se è vero che ci troviamo in un mondo pieno di raccomandati, il talento è sempre il Jolly.
I datori di lavoro seri, vanno alla ricerca di persone che ci sanno fare: il figlio di papà buono a nulla verrà scartato.
Come diceva Hanry Ford: "Abbiamo bisogno di persone brave, non solo di brave persone".
Se facciamo un lavoro che non ci piace, ciò non toglie il fatto che nel tempo libero possiamo cercare di meglio. Poi con Internet è ancora più facile trovare un nuovo lavoro.
Se poi non sopporti più lavorare per altri, o perchè sei fuori età, potresti provare a metterti in proprio con le tue passioni anche con un attività online come ci insegna Italo Cillo nella sua scuola di Internet Marketing (messaggio promozionale, ma potrebbe anche essere un consiglio che potrebbe davvero cambiarti la vita se hai la propensione giusta)
Ognuno di noi cerca la felicità, che consiste nella pace con se stessi e con gli altri, nella realizzazione personale, e anche nella possibilità di poter dare un contributo agli altri.
Se non siamo contenti di noi stessi e della nostra vita, difficilmente riusciremo a dare un contributo agli altri, e non saremo nemmeno di buona compagnia.
Chi ha perso tutti i suoi obiettivi, potrebbe comunque trovare un nuovo e inaspettato senso alla sua esistenza proprio nell'aiutare gli altri, in qualche modo.
Non è mai troppo tardi per dare una nuova direzione alla propria vita, e ritrovare la propria autostima (rispettarsi e volersi bene).