Siamo abituati a considerarci tutt'uno. Invece no. Somigliamo più ad una margherita dove ad ogni petalo corrisponde un diverso aspetto di noi, più o meno evidente. Siamo proprio in tanti! E spesso tra di loro in conflitto. Passiamo da uno all'altro, in modo a volte stupefacente.
A chi non è mai capitato di assistere al cambiamento istantaneo di espressione di una persona con cui si stava parlando, all'arrivo di una telefonata? Quel "qualcuno" che prima sorrideva, in un attimo lascia il posto a "qualcun altro", teso e infastidito, col respiro bloccato e la faccia dura, che risponde male al telefono... e poi ancora, ecco ritornare quello sorridente di prima, appena la telefonata è terminata!
Capitano così spesso cambi di personalità, da non farci nemmeno caso. Chiunque è in grado di cambiare "abito" in pochi attimi!
Non ti sei mai accorto di avere anche tu questi cambiamenti improvvisi? Di essere un tipo di persona sul lavoro, un altro nella relazione intima, un altro ancora nelle serate con gli amici... quando devi affrontare un esame (...)
Il Voice Dialogue parte proprio dall'osservazione delle diverse Voci: è un metodo che consiste nel dare modo di onorare la complessità che c'è in ognuno di noi, dare importanza a ciascuna delle Voci e ascoltarne le ragioni.
Ciò che fa la differenza degli altri metodi psicologici è proprio questo ascoltare valori e ragioni di ogni Parte, sentirla e accoglierla in modo consapevole, senza giudicarla.
"Ma se do ascolto a tutte queste voci divento matto!" E' il primo dubbio che viene in mente. No, proprio il contrario. Dare questo ascolto alle diverse Voci permette di acquietarne la "litigiosità" creando maggiore armonia.
Perché se è vero che continuano a parlare con le loro critiche ed i loro consigli, è altrettanto vero che le ascoltiamo poco ed esse si giudicano e si zittiscono l'un l'altra in automatico, combattendosi direttamente con le rispettive ragioni.
Finché non impariamo a "dirigere il traffico", noi siamo il loro "campo di battaglia". Se talvolta ci possiamo trovare ad assistere impotenti alla loro lotta, di solito invece "indossiamo" l'uniforme di uno dei contendenti in modo così automatico da non accorgercene di averlo fatto.
Diciamo "Io penso, Io voglio, Io desidero..." e non ci rendiamo conto che stiamo semplicemente dando voce ad una sola nostra Parte, a quello che pensa, vuole e desidera.(...)
Il primo passo è scoprire che quando siamo immedesimati in una parte, diciamo "io" escludendo automaticamente tutto il resto.
Non ti è mai capitato di aver giudicato qualcuno in modo tagliente e subito chiederti: "come ho fatto a parlare in quel modo?".
La sensazione di veder succedere le cose o di aver agito "perché era più forte di me", ha un'azione profondamente lesiva sull'autostima. Il malessere che ne deriva sfocia anche nella malattia. (...)
Pensa al lavorio interiore che accompagna le situazioni più importanti ed al rischio che comporta vivere cavalcando una sola Parte: perdere le risorse delle altre.
In ciascuno abita un "clan" interiore molto particolare.
Alcune Parti hanno caratteri fortemente personali. Sono nate e cresciute all'ombra della famiglia, del campanile, della città, della propria cultura e rappresentano il modo che ciascuno ha "scelto" per adattarsi al suo ambiente, alle difficoltà che poneva ed ai traumi che si è trovato a vivere nella propria storia. Primo tra tutti, il trauma della nascita che avviene nella totale vulnerabilità.
E poi ancora vivono in ciascuno di noi quelle Parti che sono nate a seguito delle frustrazioni patite nell'infanzia, nell'adolescenza o che sono derivate dai traumi dovuti a "perdite" e lutti...
Ci sono anche Parti che nascono e si sviluppano nel corso della vita e che servono a dare struttura e regole ai nuovi bisogni. Ad esempio quelle spirituali che spesso nascono "nel mezzo del cammin di nostra vita" (...)
La storia di ogni persona ha favorito le Parti più adatte ad integrarla meglio nel suo ambiente, a scapito di altre che portano valori opposti. Così culture differenti richiedono modelli di adattamento diversi. (...)
E' stupefacente accorgersi che valori, giudizi e comportamenti che siamo convinti essere nostri, la nostra vera natura, sono invece valori, giudizi e comportamenti di nostre Parti.
Così, se siamo identificati nel giudice, possiamo attaccare in modo durissimo gli altri senza esitazioni e dubbi, convinti "della verità". Immedesimati invece nella vittima, vediamo in ogni aspetto della vita una congiura persecutoria nei nostri confronti. (...)
Accorgersi di non essere "uno" può far paura e la prima istintiva reazione è negarlo. Così, tante esperienze di molteplicità che continuamente facciamo, finiscono per essere rapidamente cancellate e classificate come errori, etichettate con ": quello non sono io!".
Abbiamo paura di perdere la nostra identità e di dissolverci. Per questo ci attacchiamo con ancora più forza a quello che consideriamo il nostro "vero io", che invece altro non sono che i Sé che ci danno sicurezza.