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venerdì 30 settembre 2011

Rifiuto e autostima


A tutti noi capita di desiderare o chiedere qualcosa e ricevere in cambio un bel “no”. Si va dal rifiuto del commerciante che ha finito la scorta di quello che volevamo acquistare all’indisponibilità dell’amico cui abbiamo chiesto una cortesia; dal no del partner amoroso alla bocciatura a un esame universitario; dalla pratica respinta in banca alla proposta di lavoro rimangiata. (...)

Uno studio condotto nel 2011 da Ethan Kross dell’Università del Michigan ha dimostrato che, quando ti senti rifiutato o tradito, nel tuo cervello si attivano le stesse aree neurali che entrano in funzione in occasione di un dolore fisico acuto, come una bastonata sulla testa o una scottatura. (...)
Alcune ricerche evidenziano che maggiore è la motivazione dell’individuo nei confronti del suo obiettivo, minore è l’influenza del rifiuto sulla sua condotta e sul suo equilibrio (Matschke,2010).
Se un soggetto, per reagire allo stress, applica una strategia di evitamento, cioè si ritira per evitare le istanze sgradevoli che arrivano dal mondo, subirà con maggiore pesantezza l’influsso negativo del “no”. Al contrario, un atteggiamento più attivo garantisce una maggiore resistenza ai respingimenti. I soggetti che hanno una maggiore autostima evidenziano la capacità di inibire i pensieri riguardanti il rifiuto, dopo averne ricevuto uno, mentre le persone con bassa autostima mostrano di essere vigili nei confronti delle reazioni altrui e quindi sono potenzialmente più vulnerabili (Sinclair, 2010).

Una conferma di questo quadro arriva anche dalle forme di narcisismo: i soggetti che tendono al cosiddetto narcisismo inconsapevole, e risultano quindi molto concentrati su se stessi, sono maggiormente intaccabili dalle esperienze di fallimento provate in prima persona; viceversa, i cosiddetti narcisisti ipervigili, la cui attenzione è sempre rivolta al giudizio degli altri, soffriranno di più per i “no” ricevuti da terzi (Besser 2010).
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Tutto questo ci suggerisce la possibilità di mettere in atto delle strategie di autoprotezione mirate a elevare il nostro livello di autostima in previsione degli urti della vita. È anche una questione biochimica: chi ha minore autostima secerne maggiori quantità di cortisolo, l’ormone dello stress. È stato evidenziato dagli studi in proposito un circolo vizioso che funziona più o meno così: mi stimo poco, quindi mi appiccico addosso da solo etichette di autocommiserazione che aumentano la produzione di cortisolo nel mio corpo; a sua volta, il cortisolo funziona da mediatore chimico tra la bassa stima di me stesso e la tendenza a sminuire i miei interlocutori come difesa dal malessere che provo (Ford, 2010).
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Come si pone un freno a tutto ciò? (...) Comincia a dare da mangiare alla tua autostima per farla crescere a poco a poco e contemporaneamente allenati a considerare senza timore che i rifiuti facciano parte delle possibilità di relazione con il mondo. L’esercizio più semplice con cui puoi iniziare a lavorare su te stesso consiste nello stabilire piccoli obiettivi, chiari, espliciti,trasparenti e fattibili, con una data di scadenza precisa.
Parti già oggi, adesso, decidendo una cosa che sicuramente potrai fare prima di sera, dicendola ad alta voce o mettendola per iscritto, utilizzando un linguaggio assertivo e semplice, senza negazioni. Un esempio può essere: voglio lavare l’automobile prima delle 19.30. Oppure: chiamerò Claudia alle 16 in punto. O ancora: questa sera tra le 21 e le 23 leggerò dieci pagine dell’ultimo romanzo del mio scrittore preferito. Che senso ha porsi obiettivi così piccoli in modo tanto formale? È una maniera efficace per allenare il cervello e la condotta a provare soddisfazione per la congruenza che si verifica tra ciò che vuoi e ciò che fai. (...)

Mettiamola così: se hai uno scopo, se questo scopo è ben espresso, se è in linea con i tuoi valori (che sono un po’ i binari delle tue azioni), e soprattutto se ti interessa raggiungerlo, il carburante che ti porta verso quell’obiettivo è la motivazione e il veicolo è l’assertività. Più raggiungi obiettivi, più la tua mente registra successi, più ti percepisci come capace di scegliere e di agire, più il tuo serbatoio di motivazione si riempie, la tua autostima si stabilizza e la tua assertività si inspessisce. Insomma la questione è tutta qui: allenarsi. Primo, scegliere un obiettivo, secondo scegliere di raggiungerlo. Tanti, piccoli obiettivi ti insegnano a puntare in alto, verso obiettivi ambiziosi, e anche a tollerare la frustrazione di qualche rifiuto.