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giovedì 13 ottobre 2011

La mentalità giusta per cambiare lavoro (o mettersi in proprio)


  • Cosa faccio da solo?
  • Cosa posso fare se lascio la sicurezza del lavoro dipendente?
  • Che attività mi invento?
  • Di questi tempi, chi ha un lavoro deve tenerselo stretto!
Queste sono le tipiche preoccupazioni di chi, al sicuro come dipendente, si affaccia al mondo esterno e prova a immaginare come potrà sopravvivere senza l’azienda. Forte della sua posizione di sicurezza, il “dipendente tipo” guarda verso il mondo con un misto di timore e desiderio.
Il pensiero di dover sopravvivere con le proprie forze è fonte di sconforto e desolazione: è la conseguenza di anni di negazione di se stessi e della propria individualità. Il dipendente comune, dopo anni di lavoro in azienda, dopo aver sempre negato la propria indole, non è più abituato a guardarsi dentro e a lasciar parlare la sua natura.
Lo sconforto nasce dal fatto che si tenta di trovare risposte dentro di sé ascoltando una parte intima della propria persona trascurata da anni. Questa parte di sé è addormentata, svogliata, priva di memoria, senza esercizio, estremamente pigra e restia al cambiamento. Come fare, allora?

Non sapere cosa fare una volta lasciata l’azienda genera un senso di sconforto, che dipende dal fatto che la propria personalità è stata trascurata da anni. La nostra individualità c’è ma è sopita, priva di memoria, senza esercizio: basta solo risvegliarla!
(...)
La nostra personale tendenza, naturale creatività e i nostri particolari talenti non sono mai stati valorizzati, anzi, sono stati tenuti nascosti per non interferire con le “leggi non scritte” della vita lavorativa.
L’abituale routine di lavoro scorre immutata ogni giorno, se anche il dipendente avesse dei pensieri di ribellione o dei desideri di libertà, questi sarebbero soffocati dai tanti luoghi comuni tipici di una società basata sul lavoro dipendente.
(...)
È molto più facile avere successo in un’attività che piace, dove le persone che si incontrano per lavoro condividono gli stessi interessi. Se vi chiedessero di parlare dei vostri figli, della vostra squadra del cuore o del vostro hobby preferito, ci sarebbe bisogno di pagarvi o sareste disposti a farlo anche solo per passione?
La professione che fa per voi dovrebbe essere molto vicina a una vera passione. Lavorare non dovrebbe essere un peso, ma un piacere. Se amate davvero quello che state facendo, avete ottime probabilità di avere successo.
Si tratta ora di muoversi nella direzione più appagante, e di farlo cercando di dare alla propria natura la possibilità di esprimersi scegliendo la professione giusta.
Fare ciò che piace, e per cui si è portati, è un’ottima premessa per fare bene, per divertirsi e riuscire con successo.
Non solo, ma seguire le proprie attitudini aiuta a diminuire la frustrazione accumulata in anni di azioni imposte, di lavoro obbligato, di ordini non condivisi, di “non espressione” della propria personalità. (...)
Creare una libera professione non vuol dire semplicemente trovare un altro lavoro, ma fare qualcosa che vi faccia sentire realizzati. (...)

Bisogna essere creativi e iniziare a guardarci intorno a 360 gradi. Nel mondo esistono le più svariate professioni, portate avanti naturalmente e con successo. Esistono tante professioni diverse che nemmeno riusciamo a immaginare!
Ci siamo fossilizzati sull’idea di una società dove le aziende offrono prodotti o servizi e danno lavoro ai dipendenti. In realtà esistono infiniti modi e forme diverse di lavoro: basta guardarsi intorno e vedremo le occupazioni più disparate. Apriamo la mente, aiutiamoci con Internet, con la ricerca di parole chiave, associazioni, club, settori professionali specifici, pubblicità, inserzioni ecc. La ricerca deve essere aperta e indirizzata alla tipologia di attività che più ci appassiona e che più si avvicina alla nostra disposizione d’animo.


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