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mercoledì 30 novembre 2011

Resistenze al cambiamento


Anche la tradizione popolare celebra l' atteggiamento "prudenziale" al cambiamento col proverbio: "Chi lascia la strada vecchia per la nuova sa quel che lascia ma non sa quello che trova".
La "cosa nuova" è sconosciuta per definizione e, quindi, non ancora dominata. Potrebbe contenere dei rischi, delle spiacevoli sorprese ecc.
Non facciamoci spaventare dai fantasmi!
Noi sappiamo per certo che ciò che conosciamo non ci piace e allora l'unico rischio che corriamo, modificando questa realtà secondo le nostre aspirazioni più profonde, è quello di avere successo.
Se ci nascono pensieri del tipo: "che cosa credi di fare tu, che non hai combinato nulla fino a oggi", oppure: "ecco quello che crede di cambiare il mondo con la bacchetta magica", cerchiamo di inquadrarli nella giusta prospettiva: sono semplici resistenze al cambiamento.
Questi pensieri possono minare il nostro entusiasmo perchè sono l'inconscia ammissione del fatto che abbiamo paura: una paura generalizzata, quindi più infida, della quale dobbiamo cercare la causa profonda.

Dobbiamo farci forza. Il detto latino nasce te ipsum, conosci te stesso, è la chiave per superare ciò che ci frena nella realizzazione del nostro progetto.
Sappiamo che, se un pensiero ci limita, possiamo cambiarlo; ma per cambiare un pensiero dobbiamo conoscerlo nella sua intima essenza; quindi, per affrontare e vincere le nostre paure, dobbiamo conoscerle a fondo.
Le paure nascono nell'infanzia a causa dei condizionamenti che derivano dalla dipendenza da chi deve soddisfare i nostri bisogni primari e il "cucciolo d'uomo", più di ogni altro animale, subisce questa dipendenza, per un periodo di tempo oltremodo lungo. (...)

Crescendo il bambino prende coscienza di due cose: prima, che esiste qualche cosa che è fuori di lui (il mondo); poi, che il suo pensiero non può tutto e che la soddisfazione di alcuni desideri deve essere rimandata o annullata del tutto. Da questo nuova consapevolezza, nasce l'ego, che distingue "ciò che io sono" da "ciò che è al di fuori di me".
Infine, comincia a capire che alla sua libertà ci sono limiti, posti dal mondo esterno, che spesso si traducono in divieti e regole: il complesso di queste regole, che sottointendono un giudizio su ciò che è buono e ciò che non lo è, rappresenta lo schema comportamentale, con vere e proprie leggi, sociali e familiari, a cui il bambino non può sottrarsi. Egli, infatti, le interiorizza in quello che viene definito il censore interiore: il superego, che gli dice sempre quello che, secondo le regole del suo gruppo, deve o non deve fare.
A questo punto, però, il povero ego si trova a essere strattonato dall'uno o dall'altro dei suoi "padroni": uno, l'es, funziona secondo il principio del piacere; l'altro, il superego, pretende che venga rispettata la "coscienza sociale" con le sue regole e le sue sovrastrutture. (...)
Come si può intuire, la paura non è un fenomeno che nasce in modo estemporaneo: il processo che le genera è, infatti, lungo.
Il seme della paura è l'indecisione, che genera il dubbio, che, a sua volta, diventa paura. Questa seconda paura determina altra indecisione, che si trasforma in dubbio e genera in altra paura, in un circolo perverso di autoalimentazione: meccanismo che ci portiamo dentro, inconsciamente, anche da adulti. (...) E' evidente che le paure possono essere infinite... ma quali sono quelle basilari? ... Nepoleon Hill ne ha individuate sei più una:
  • paura della povertà
  • paura della critica
  • paura delle malattie
  • paura di invecchiare
  • paura di perdere la persona amata
  • paura della morte
  • paura, dulcis in fundo, della paura!
(...) durante l'infanzia siete stati giudicati senza tregua e pertanto ora vi sentite "a casa" quando siete criticati. E qui sta la trappola! (...)
Il nostro io profondo sa esattamente che cosa sia meglio per noi, e quando cediamo agli infiniti condizionamenti quotidiani, questi vengono registrati e manifestati dal nostro corpo che, a modo suo, ci invia dei segnali: attraverso i sintomi ci chiede di smettere di fare ciò che va contro le nostre esigenze più profonde.
Campanelli d'allarme che ci dicono che stiamo compiendo delle scelte non corrette per il nostro equilibrio, i sintomi, infatti, a volte scompaiono in breve tempo, ma possono anche perdurare, fino a cronicizzarsi in vere e proprie patologie. (...)

Da "Tieni la vita nelle tue mani" - F. Bianchi & R. Panigatti