
Emicrania, spossatezza, insonnia, ansia, cattiva digestione, depressione, disturbi e dolori che vanno e vengono, che ci assillano... Da qualche tempo questi fastidiosi sintomi sembrano essere diventati, per molti di noi, un fenomeno all'ordine del giorno.
All'inizio non ci facciamo caso, li attribuiamo alla solita influenza di passaggio. Ma loro persistono, e quando accade che ci alziamo al mattino e la tensione e il mal di testa sono già lì ad aspettarci, scatta l'allarme. Non saremo malati? Che virus abbiamo contratto? Cosa ci sta succedendo?
Sì, troppo spesso è solo quando lo stress è già diventato malattia che ci rendiamo conto che non siamo macchine, non siamo robot, e che adeguarsi supinamente alle direttive del mondo non è affatto una scelta saggia. La patologia da stress, ad oggi, ha finito per assumere proporzioni davvero epocali.
Tutti ne parlano e tutti (o quasi...) ne soffrono o ne hanno sofferto. E abbondano le ricette, anche le più semplicistiche: lavoriamo troppo, dobbiamo staccare la testa dagli impegni, godiamoci i momenti di pausa. Tutte cose di buon senso, ma che rimangono alla superficie del problema. Perchè l'origine va sempre trovata dentro di noi, nei nostri atteggiamenti, nel modo in cui noi gestiamo, lasciando fluire o invece deviando, il fiume della vita che scorre dentro di noi. Nel modo in cui sappiamo assecondarlo, o al contrario lo ostacoliamo con i nostri giudizi su cosa è giusto o sbagliato fare, su come si deve e non si deve essere. Tutte le idee della mente che ci siamo formati nell'educazione o i luoghi comuni che ci condannano perennemente all'inconsapevolezza e allo stress.
(...)
La fonte di stress maggiore non sono tanto i fatti del mondo esterno, ma siamo noi, il nostro stile di vita, il nostro modo di affrontare le cose. Insomma, noi siamo abituati a dare la colpa di tutto a fattori esterni: il lavoro eccessivo, il traffico, i parenti insopportabili, gli amici noiosi. Ci tocca fare troppe cose e di queste la maggior parte non le vorremmo fare: per questo ci sentiamo stressati.
Notate una cosa: questa è una diagnosi senza speranza, senza uscita. Il lavoro è sfibrante, ma non possiamo certo vivere d'aria. I parenti sono palle al piede, ma in fondo gli vogliamo bene. Il traffico non possiamo certo deciderlo noi. E gli amici... ma sì, diciamo, abbiamo gli amici che ci meritiamo. Dunque non se ne esce, non c'è speranza. E' un gioco a somma zero. Ebbene, si tratta di spostare il tiro, tutte quelle cose sono vere, ma il fatto che ci conducono a un vicolo cieco deve far suonare un campanello d'allarme. E se fossimo noi che orchestriamo male tutto quanto? E se non fossero le azioni che dobbiamo fare - controvoglia - a stressarci, ma la nostra resistenza? Sì, la nostra resistenza all'azione innesca il circolo vizioso che ci fa fare azioni inutili e che ci impedisce, alla fine, di essere felici.
Provate a pensarci: noi non vogliamo fare quello che stiamo facendo, che sia lavoro o altro, e quindi scantoniamo, tergiversiamo, rimandiamo, accumuliamo... Accumuliamo lavoro, accumuliamo rabbia, viviamo male gli impegni, rendiamo addirittura ostili i rapporti con gli altri. E perchè tutto questo? Perchè sogniamo di fare altre cose, più degne o più interessanti. Perchè abbiamo assimilato la cultura che dice: devi avere un posto interessante, di prestigio, di successo, devi migliorarti. Soprattutto non devi fallire. Una cultura che trasforma in un modello ciò che è socialmente accettato, e pretende che noi ci adeguiamo a quel modello.
Cosa accade allora? Accade che non godiamo quello che facciamo, perchè, vivendo ogni cosa in funzione di qualcos'altro, la giudichiamo indegna di noi, seguendo i criteri del mondo. Inoltre non impariamo nulla, perchè si impara solo facendo e sperimentandosi, gettandosi dentro le cose: non impariamo nulla di noi, di ciò che sappiamo o non sappiamo fare e quindi di ciò che ci piacerebbe davvero. E infine, limitandoci a sognarlo, non otterremo mai nemmeno ciò che continuamente sogniamo. Morale, ci siamo "fregati" da soli.
E' questo il vero inizio dello stress. Perchè la nostra energia vitale, che saprebbe benissimo dove condurci se solo la ascoltassimo, è sopraffatta da tutto il mormorio della nostra mente, piena di questi pregiudizi e di queste false mete. E non potendo fluire, si ritorce contro di noi, ritorna indietro, trasformandosi in tensione, insoddisfazione, irritabilità, rabbia repressa, stanchezza, delusione, frustrazione, apatia. In una parola sola: stress.
E' difficile da accettare perchè tutta la nostra cultura si costruisce sul rimandare, sul rinunciare al presente, ma i nostri sogni, i nostri miraggi sono ciò che ci condanna.
E allora, se vogliamo uscire dallo stress, basta sognare! Basta vivere per il fine settimana, basta demandare i nostri momenti di gioia alla serata davanti alla tv o alle vacanze estive, basta fantasticare sulla vincita al superenalotto. Perchè, più sogni questi momenti, meno saprai goderli. Anzi, essi aumenteranno ancora di più il tuo stress perchè li avrai caricati di aspettative salvifiche, regolarmente smentite: vivendoli, già penserai alla loro fine come a un'eterna condanna che ti colpisce.
Se vogliamo uscire dallo stress non è al riposo che dobbiamo rivolgerci. Di quale riposo abbiamo bisogno se non viviamo mai veramente? Se non usiamo mai per davvero l'energia vitale che è in noi? E' infinita, ci crea in ogni istante in ogni cellula del nostro corpo e ci fa vivere, ci tiene unitili alla natura e al cosmo. Quando la usiamo questa energia? Ma se non la usiamo, essa, che è la nostra vita, si spegnerà. Non il riposo dunque, ma l'azione consapevole allontana lo stress. E non serve affatto fare cose impossibili: l'energia vitale in noi si esprime semplicemente, facendoci battere il cuore e crescere i capelli, trasformandoci così giorno dopo giorno nel progetto che l'evoluzione, tutta l'evoluzione, ha creato per noi.
L'azione che rende felici è semplice perchè è ogni azione che facciamo, se la facciamo nella consapevolezza: se ci abbandoniamo a lei, senza scopo, diventa perfetta, e non richiederà alcuno sforzo. Si ricreerà, ogni giorno, grazie alla sua capacità di mantenersi costante che non è obbligo, ma è la stessa costanza che fa crescere ogni giorno lo stelo di un fiore. E' l'adesso, ogni adesso cui non manca nulla. Non è la costanza dell'orario fisso, l'auto-costrizione, ma è la capacità di essere nelle cose, imparando a misurarsi con esse e quindi, grazie a questa misura, diventa progressivamente capace di scegliere, di tenere e di scartare. Non di sognare un futuro migliore, ma di vivere un presente che abbiamo scelto.
Da "Come affrontare lo stress" Libri di Raffaele Morelli disponibili qui
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La fonte di stress maggiore non sono tanto i fatti del mondo esterno, ma siamo noi, il nostro stile di vita, il nostro modo di affrontare le cose. Insomma, noi siamo abituati a dare la colpa di tutto a fattori esterni: il lavoro eccessivo, il traffico, i parenti insopportabili, gli amici noiosi. Ci tocca fare troppe cose e di queste la maggior parte non le vorremmo fare: per questo ci sentiamo stressati.
Notate una cosa: questa è una diagnosi senza speranza, senza uscita. Il lavoro è sfibrante, ma non possiamo certo vivere d'aria. I parenti sono palle al piede, ma in fondo gli vogliamo bene. Il traffico non possiamo certo deciderlo noi. E gli amici... ma sì, diciamo, abbiamo gli amici che ci meritiamo. Dunque non se ne esce, non c'è speranza. E' un gioco a somma zero. Ebbene, si tratta di spostare il tiro, tutte quelle cose sono vere, ma il fatto che ci conducono a un vicolo cieco deve far suonare un campanello d'allarme. E se fossimo noi che orchestriamo male tutto quanto? E se non fossero le azioni che dobbiamo fare - controvoglia - a stressarci, ma la nostra resistenza? Sì, la nostra resistenza all'azione innesca il circolo vizioso che ci fa fare azioni inutili e che ci impedisce, alla fine, di essere felici.
Provate a pensarci: noi non vogliamo fare quello che stiamo facendo, che sia lavoro o altro, e quindi scantoniamo, tergiversiamo, rimandiamo, accumuliamo... Accumuliamo lavoro, accumuliamo rabbia, viviamo male gli impegni, rendiamo addirittura ostili i rapporti con gli altri. E perchè tutto questo? Perchè sogniamo di fare altre cose, più degne o più interessanti. Perchè abbiamo assimilato la cultura che dice: devi avere un posto interessante, di prestigio, di successo, devi migliorarti. Soprattutto non devi fallire. Una cultura che trasforma in un modello ciò che è socialmente accettato, e pretende che noi ci adeguiamo a quel modello.
Cosa accade allora? Accade che non godiamo quello che facciamo, perchè, vivendo ogni cosa in funzione di qualcos'altro, la giudichiamo indegna di noi, seguendo i criteri del mondo. Inoltre non impariamo nulla, perchè si impara solo facendo e sperimentandosi, gettandosi dentro le cose: non impariamo nulla di noi, di ciò che sappiamo o non sappiamo fare e quindi di ciò che ci piacerebbe davvero. E infine, limitandoci a sognarlo, non otterremo mai nemmeno ciò che continuamente sogniamo. Morale, ci siamo "fregati" da soli.
E' questo il vero inizio dello stress. Perchè la nostra energia vitale, che saprebbe benissimo dove condurci se solo la ascoltassimo, è sopraffatta da tutto il mormorio della nostra mente, piena di questi pregiudizi e di queste false mete. E non potendo fluire, si ritorce contro di noi, ritorna indietro, trasformandosi in tensione, insoddisfazione, irritabilità, rabbia repressa, stanchezza, delusione, frustrazione, apatia. In una parola sola: stress.
E' difficile da accettare perchè tutta la nostra cultura si costruisce sul rimandare, sul rinunciare al presente, ma i nostri sogni, i nostri miraggi sono ciò che ci condanna.
E allora, se vogliamo uscire dallo stress, basta sognare! Basta vivere per il fine settimana, basta demandare i nostri momenti di gioia alla serata davanti alla tv o alle vacanze estive, basta fantasticare sulla vincita al superenalotto. Perchè, più sogni questi momenti, meno saprai goderli. Anzi, essi aumenteranno ancora di più il tuo stress perchè li avrai caricati di aspettative salvifiche, regolarmente smentite: vivendoli, già penserai alla loro fine come a un'eterna condanna che ti colpisce.
Se vogliamo uscire dallo stress non è al riposo che dobbiamo rivolgerci. Di quale riposo abbiamo bisogno se non viviamo mai veramente? Se non usiamo mai per davvero l'energia vitale che è in noi? E' infinita, ci crea in ogni istante in ogni cellula del nostro corpo e ci fa vivere, ci tiene unitili alla natura e al cosmo. Quando la usiamo questa energia? Ma se non la usiamo, essa, che è la nostra vita, si spegnerà. Non il riposo dunque, ma l'azione consapevole allontana lo stress. E non serve affatto fare cose impossibili: l'energia vitale in noi si esprime semplicemente, facendoci battere il cuore e crescere i capelli, trasformandoci così giorno dopo giorno nel progetto che l'evoluzione, tutta l'evoluzione, ha creato per noi.
L'azione che rende felici è semplice perchè è ogni azione che facciamo, se la facciamo nella consapevolezza: se ci abbandoniamo a lei, senza scopo, diventa perfetta, e non richiederà alcuno sforzo. Si ricreerà, ogni giorno, grazie alla sua capacità di mantenersi costante che non è obbligo, ma è la stessa costanza che fa crescere ogni giorno lo stelo di un fiore. E' l'adesso, ogni adesso cui non manca nulla. Non è la costanza dell'orario fisso, l'auto-costrizione, ma è la capacità di essere nelle cose, imparando a misurarsi con esse e quindi, grazie a questa misura, diventa progressivamente capace di scegliere, di tenere e di scartare. Non di sognare un futuro migliore, ma di vivere un presente che abbiamo scelto.
Da "Come affrontare lo stress" Libri di Raffaele Morelli disponibili qui